Tornano le tensioni sullo status delle Alture del Golan che Israele occupa dai tempi della guerra con la Siria e che non intende abbandonare, tanto meno in mano agli iraniani e ad Hezbollah.
Ieri il Ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha detto che cambiare lo status delle Alture del Golan senza l’approvazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite costituirebbe una violazione degli accordi esistenti.
Le osservazioni di Lavrov arrivano dopo che lunedì scorso il Premier israeliano, Benjamin Netanyahu, aveva sollevato la questione del riconoscimento da parte delle comunità internazionale di quello che sul terreno è ormai uno stato di fatto, cioè che le Alture del Golan sono parte del territorio di Israele.
«Israele nelle alture del Golan è una garanzia per la sicurezza, Israele nelle alture del Golan è un dato di fatto che la comunità internazionale deve riconoscere», ha detto Netanyahu. «Finché dipenderà da me le Alture del Golan rimarranno sotto la sovranità israeliana, altrimenti Iran ed Hezbollah si troveranno praticamente seduti sulle rive del Mare di Galilea», ha poi spiegato il Premier israeliano.
Netanyahu ha evidenziato per l’ennesima volta come Iran ed Hezbollah cerchino in tutti i modi di radicarsi in Siria e come la posizione strategica delle Alture del Golan ponga questo piccolo territorio in cima alle priorità di Israele in quanto da quella posizione i nemici dello Stato Ebraico avrebbero la possibilità di colpire tutto il territorio israeliano.
«Presto mi incontrerò con il Presidente Putin e con lui discuterò dello status delle Alture del Golan» ha rivelato Netanyahu aggiungendo che «Russia e Israele hanno stabilito buoni rapporti, il presidente Putin comprende l’importanza che attribuiamo alle Alture del Golan per la sicurezza di Israele» dicendosi poi ottimista sul superamento della questione.
Tuttavia le parole pronunciate ieri dal Ministro degli Esteri russo non lasciano molto spazio alle trattative. Aspettarsi dal Consiglio di Sicurezza che riconosca le Alture del Golan come territorio israeliano è praticamente una missione impossibile. Persino gli Stati Uniti sono contrari a una cambio di status così radicale e preferirebbero una soluzione più soft che però mantenga la presenza israeliana a guardia di questa importantissima area strategica.
La restituzione dei territori occupati storicamente non porta bene a Israele. Se si fa parzialmente eccezione per il Sinai restituito all’Egitto, tutte le altre volte che l’equazione “pace in cambio di terra” è stata messa in pratica (con la Giordania e con la Striscia di Gaza) Israele si è sempre ritrovato una entità ostile ai suoi confini. E nemmeno l’affido dei territori a entità sovranazionali, come per esempio l’Onu, non ha portato bene. Basti guardare al sud del Libano per rendersene conto. Alla fine forse l’unica cosa da fare è lasciare tutto così.
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