Da quando in Sud Sudan è scoppiata la guerra civile si sono registrati oltre 1,2 milioni di sfollati interni, decine di migliaia di morti, attacchi indiscriminati contro i civili, scuole prese di mira, ospedali usati come basi militari, oltre 9.000 bambini reclutati a forza e mandati a combattere, stupri di massa. Insomma siamo di fronte al peggiore quadro che si possa immaginare.
Ma se i numeri attuali sono quelli di una catastrofe, quelli previsti sono addirittura peggiori anche considerando il fatto che siamo alle soglie della stagione delle piogge che da queste parti è sempre particolarmente violenta. C’è una fortissima preoccupazione per gli sfollati costretti a vivere in improvvisati campi profughi sprovvisti di tutto e stranamente la reazione della comunità internazionale di fronte a questa immane tragedia sembra piuttosto tiepida, non solo per fermare il conflitto ma anche nella assistenza umanitaria. Gli interventi massicci, anche usando ONG qualificate, visti in altri teatri africani e sostenuti dalle varie agenzie europee e internazionali (ECHO in primis) nel caso del Sud Sudan sembrano latitare. Le stesse ONG sembrano lasciate al loro destino, senza alcun coordinamento.
Alla incapacità da parte della comunità internazionale di fermare il conflitto ed imporre la pace si aggiunge un sostanziale menefreghismo (qualcuno la chiama sottovalutazione) in merito al rischio umanitario che corre la popolazione del Sud Sudan, già estremamente a rischio da prima dello scoppio della guerra civile.
Ieri, dopo quasi cinque mesi, il Commissario per i Diritti Umani dell’Onu, Navi Pillay, si è finalmente decisa a recarsi in Sud Sudan per valutare di persona la situazione e si è limitata a lanciare l’allarme per una possibile catastrofe umanitaria senza però fornire alcuna garanzia di un veloce e decisivo intervento delle Nazioni Unite. Non è quello che serve al Sud Sudan. Non sono le parole di condanna o gli allarmi che servono, qui serve un intervento deciso e risolutivo sia in termini di aiuto umanitario che per porre fine alla guerra fratricida. Non serve fare il riassunto della situazione, ben evidente a tutti, servono soluzioni immediate prima che quella che è già una catastrofe diventi un genocidio. (Qui un dettagliato rapporto sulla situazione in Sud Sudan)
Scritto da Claudia Colombo
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