Quattro anni, ci sono voluti quattro anni per organizzare l’operazione Northern Shield volta a scoprire e distruggere i tunnel del terrore di Hezbollah anche se il mondo ne è venuto a conoscenza solo una decina di giorni fa.
Quattro anni di riunioni e discussioni top secret, di contatti con gli informatori, un mix di tecnologia e di intelligence alla vecchia maniera, cioè “sul terreno”, quattro anni di consultazioni con gli ingegneri per capire quando era il momento migliore per agire.
“White Gold”, è questo il nome in codice dato alla operazione strutturata che per quattro lunghi anni ha monitorato costantemente ogni minimo movimento di Hezbollah e che ha portato alla operazione Northern Shield.
Il nuovissimo centro di comando è posto molti metri sotto il comando del IDF a Tel Aviv in quello che viene definito “Fort Zion” o più volgarmente “la fossa”. Per costruire questa base operativa, che non monitora solo Hezbollah, ci sono voluti ben dieci anni di lavori fatti nella massima segretezza.
Pareti di vetro dividono i diversi centri di controllo del comando operativo, mentre gli uffici del comando sono subito sopra, tra i quali quelli del capo dell’IDF, della Direzione delle Operazioni, del capo della Divisione Operazioni che comanda “la fossa” e altri importanti centri di comando.
La tecnologia a disposizione del personale della intelligence e dell’IDF è il massimo che si possa pretendere.
Ogni movimento nell’area sotto controllo viene monitorato in tempo reale. Il personale “sul campo” è costantemente in contatto con il comando. In pochi minuti può essere organizzata e ordinata qualsiasi operazione di terra o dell’aviazione.
L’inizio della operazione Northern Shield
Quando venne deciso di dare il via alla operazione Northern Shield si decise anche di rendere finalmente pienamente operativa “la fossa”, una decisione che nelle intenzioni del comando IDF doveva essere presa solo in occasione di grandi operazioni oltre i confini di Israele oppure in occasione di gravi minacce al territorio israeliano.
L’apertura della fossa comporta quindi anche lo stato di massima allerta, la convocazione permanente dello Stato maggiore del IDF e la messa in atto di tutte le azioni necessarie per la cosiddetta “risposta rapida”, quindi l’immediato schieramento delle unità di risposta rapida dell’esercito e dell’aviazione.
Nello specifico, in occasione dell’inizio della operazione Northern Shield è stato messo in stato di massima allerta tutto il comparto nord della difesa mentre decine di caccia della IAF erano pronti a decollare da diverse basi aeree. Si temeva che Hezbollah potesse reagire violentemente e non si volevano correre rischi di alcun genere, anche se gli analisti segnalavano una bassa probabilità di escalation.
Massima segretezza fino all’ultimo momento
L’operazione Northern Shield è solo la punta dell’iceberg, la parte nota della più articolata operazione “White Gold”, l’operazione segreta che dura da quattro anni. In pochissimi erano a conoscenza di “White Gold” e tutti avevano firmato un accordo di riservatezza che li vincolava al segreto.
Fino all’ultimo momento nessuno sapeva niente di Northern Shield, nemmeno in una buona parte dello Stato Maggiore dell’esercito, un fatto questo che ha provocato diversi “mugugni” tra i generali esclusi. Ma così era stato deciso di agire.
Poco prima dell’inizio della operazione Northern Shield erano stati avvisati gli alleati più stretti, anche e soprattutto per la concreta possibilità di una escalation con il Libano. Ma nessun altro. Anche le unità sul terreno sono state avvisate solo un attimo prima dell’inizio della operazione. All’improvviso sono state cancellate tutte le licenze e tutte le unità sono state portate al 100% di operatività. «Nessuno sapeva cosa stesse realmente succedendo» ha detto un ufficiale della Unità Yahalom, la divisione di ingegneria dell’IDF che è stata spostata solo all’ultimo istante.
Nuove tecnologie per scoprire i tunnel di Hezbollah
Per scoprire i tunnel di Hezbollah è stata usata una nuova tecnologia studiata per i tunnel di Hamas chiamata “Ant” (formica), in grado di individuare anche i tunnel scavati più in profondità. Viene montata su un veicolo dotato di speciali sensori che sono in grado di rilevare ogni minimo movimento anche nella roccia più profonda. I dati raccolti vengono inviati a uno speciale laboratorio che li elabora ed è così in grado di segnalare con esattezza dove c’è un tunnel del terrore.
Una volta individuato il tunnel del terrore, l’area viene posta in sicurezza anche per evitare che dal tunnel provengano pericoli. Dopo di che si provvede a “portarlo alla luce” e a distruggerlo.
I tunnel scavati dalle forze speciali di Hezbollah
Durante questi anni l’intelligence ha potuto verificare che a scavare i tunnel è stata l’unità Radwan di Hezbollah, gestita direttamente da Hassan Nasrallah. L’unità di elite di Hezbollah, che può contare su una forza di circa 10.000 combattenti, aveva il compito di infiltrarsi in Galilea e prendere il controllo di ben 22 comunità israeliane adiacenti al confine con il Libano. Già solo questo dovrebbe rendere l’idea del pericolo corso da Israele e del perché lo scavo dei tunnel è stato definito “un atto di guerra”.
Siamo solo all’inizio
L’operazione Northern Shield è solo all’inizio. Le ricerche dei tunnel di Hezbollah proseguono lungo tutto il confine con il Libano ed è quasi certo che ne scoprirà molti altri. Il piano di Hezbollah prevedeva infatti il trasferimento di migliaia di uomini in territorio israeliano, una vera e propria invasione di sorpresa che per riuscire aveva bisogno di molti tunnel.
Di fatto l’operazione Northern Shield ha messo fine a un piano di Hezbollah che andava avanti da anni infierendo così un durissimo colpo ai piani dei terroristi libanesi.
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