Le forze militari russe e quelle siriane, in silenzio e senza tanti clamori, nelle ultime settimane hanno progressivamente espulso le milizie iraniane dal porto di Tartus dove si erano attestate in un bacino civile a seguito di un accordo tra il regime siriano e quello iraniano.
L’accordo firmato tra Damasco e Teheran circa un anno fa prevedeva che un bacino civile del porto di Tartus, che è strategico per la Russia, venisse usato dagli iraniani per rifornire via mare le proprie milizie in Siria.
Cosa è cambiato negli ultimi tempi per spingere Mosca a fare pressioni su Damasco affinché non rispettasse quell’accordo firmato in pompa magna solo un anno fa?
Prima di tutto la Russia si è trovata di fronte a una scelta importante: da un lato poteva permettere agli iraniani di attestarsi in Siria ben sapendo però che questo avrebbe portato ad una forte reazione israeliana, dall’altro poteva pensare al bene della Siria e alla salvaguardia del regime di Assad, due punti strategici per Mosca, impedendo lo schieramento iraniano in territorio siriano e accettando così le richieste di Gerusalemme e di Washington.
Ebbene sembra che Putin abbia scelto questa seconda ipotesi convincendo Assad della necessità non solo di allontanare gli iraniani dal porto di Tartus ma anche a non tener fede nemmeno all’accordo firmato solo poco tempo fa con Teheran per l’uso del porto di Latakia.
La mossa anti-iraniana voluta da Putin coincide con la notizia che per questo mese è prevista a Gerusalemme una riunione di altissimo livello tra Russia, Stati Uniti e Israele per discutere del futuro della Siria, una mossa chiaramente volta ad escludere Teheran da qualsiasi influenza in territorio siriano.
Secondo indiscrezioni molto attendibili da quel vertice dovrebbe uscire un accordo per mantenere Assad al potere in cambio però dell’espulsione delle milizie iraniane dal territorio siriano, oltre al fatto che gli Stati Uniti rimuovano alcune sanzioni alla Russia e alla Siria.
Il riconoscimento da parte di Israele e degli Stati Uniti della “legittimità” del regime di Assad porterebbe con se tutta una serie di conseguenze positive per Damasco e anche per la Russia oltre al fatto che con molta probabilità anche i Paesi arabi e la Lega Araba seguirebbero a ruota le decisioni di Washington e di Damasco con effetti incredibilmente positivi per la normalizzazione della Siria.
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