I colloqui segreti tra gli inviati di Trump e Hamas sono uno schiaffo a Netanyahu, così come lo sono quelli tra Trump e il regime iraniano.
Perché? Perché sottintendono due cose: la prima è che il Presidente Trump ritiene che il governo israeliano e più precisamente il Premier, Benjamin Netanyahu, non sia in grado di arrivare a nessun accordo con Hamas che metta fine alla guerra, obiettivo dichiarato dal Presidente Trump, mentre quello di Netanyahu è quello distruggere definitivamente Hamas. Le due cose non combaciano.
La seconda cosa sottintesa riguarda i colloqui meno segreti con l’Iran. Anche qui l’obiettivo di Trump è quello di arrivare ad un accordo che allenti le tensioni in Medio Oriente e che gli permetta di “annunciare la pace”, mentre quello di Netanyahu (e di tutta Israele) è distruggere il programma nucleare iraniano unitamente a quello balistico in modo che Teheran non sia più una minaccia.
È evidente la distanza tra la politica di Trump e quella di Netanyahu. Quella di Trump è persino offensiva nei confronti del premier israeliano che, ha prescindere da quanto possa essere inviso, in pochi mesi ha ridisegnato completamente il Medio Oriente ottenendo una vittoria militare e politica sul cosiddetto “asse della resistenza” di portata straordinaria.
È come se Trump non ritenesse la politica israeliana degna di essere considerata e si arrogasse quindi il diritto di superarla.
Non siamo a livello della volgare e plateale umiliazione inflitta a Zelensky, ma pur essendo più “sopraffine” non ci siamo molto lontani.
Ora si tratta di capire cosa ha intenzione di fare Netanyahu. Di certo ha molto più potere di quello che ha il povero Zelensky. Ha l’atomica e a livello militare/tecnologico e di intelligence ha uno degli eserciti e delle strutture più potenti al mondo. E anche se la sua potenza dipende in parte dalle armi americane, per Trump non sarà tanto semplice ricattare Israele su quel piano come ha fatto con l’Ucraina. Il sostegno americano a Gerusalemme è bipartisan.
Attaccherà comunque il programma nucleare iraniano? Senza le potenti bombe antibunker americane trasportate dai loro bombardieri, siti come quello di Fordow sono quasi inattaccabili. Certo, il programma nucleare iraniano non dipende solo da Fordow e gli altri siti sono più scoperti, a partire da quello pericolosissimo di Arak, dove si produce plutonio. Ma se li dovesse attaccare mentre Trump sta trattando con l’Iran (aiutato dalla Russia), come si comporterebbe il lunatico Presidente americano? Netanyahu è disposto ad avere un nemico alla Casa Bianca per i prossimi quattro anni?
E con Hamas? Netanyahu è pronto a demandare alla politica americana la soluzione del caso? È disposto cioè a rinunciare alla distruzione totale di Hamas ben sapendo che questo vuol dire avere per sempre quella spina nel fianco? Mentre Trump pensa a soluzioni demenziali Hamas ha già iniziato la propria ricostruzione, magari con l’aiuto di Qatar, Turchia e di tutta la Fratellanza Musulmana.
Il problema è che la politica estera di Trump è direttamente proporzionale alla sua politica interna, cioè in politica estera si comporta come meglio gli conviene a livello interno e non come sarebbe meglio a livello internazionale o per i paesi direttamente coinvolti.
Qualcuno ha detto che l’agguato alla Casa Bianca contro Zelensky fosse in realtà (anche) un messaggio per Netanyahu. A questo punto non lo escluderei.
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