Sono improvvisamente ripresi gli scontri in Darfur tra l’esercito regolare sudanese e i ribelli del Sudan Liberation Movement (SLM-MM), il gruppo ribelle guidato da Minni Minnawi.
Secondo una dichiarazione del portavoce dell’esercito sudanese, Ahmed Khalifa al-Shami, i ribelli del SLM sarebbero entrati in Darfur contemporaneamente da nord e da est, cioè dalla Libia e dal Sudan Meridionale, con lo scopo di «interrompere la pace e la stabilità nella regione» e con l’evidente obiettivo di attaccare l’esercito regolare.
A seguito di questo “ingresso” contemporaneo da nord e da est c’è stata una feroce battaglia tra l’esercito sudanese e i ribelli del SLM che, stando al rapporto dell’esercito sudanese, avrebbe lasciato sul terreno 25 morti tra i ribelli mentre i militari sudanesi avrebbero catturato 17 ribelli.
Diversa la versione del Sudan Liberation Movement che parla di «di attacco ingiustificato da parte dell’esercito sudanese» e afferma di aver respinto l’attacco infliggendo pesantissime perdite ai militari di Khartoum. Secondo il portavoce del SLM, Ahmed Hussein Mustafa, l’esercito sudanese ha attaccato le forze ribelli all’interno dell’area sotto loro controllo violando così il cessate il fuoco.
Testimoni locali sostengono che la battaglia si è svolta a circa 50 chilometri a sud-ovest di Ed-Daein e che ha provocato la fuga di molti civili.
La tensione tra il Sudan Liberation Movement e l’esercito sudanese è progressivamente cresciuta negli ultimi tempi anche se non è ancora chiaro di chi sia la colpa di questa escalation. Il cessate il fuoco tra le parti in conflitto era stato mediato dal Qatar e aveva permesso di “calmierare” un conflitto che dal 2003 ha provocato la morte di oltre 300.000 persone e almeno 2,5 milioni di sfollati (dati ONU).
Il Sudan ha chiesto alla comunità internazionale di mettere al bando i gruppi ribelli del Darfur che definisce “mercenari” e di impedire loro di approvvigionarsi di armi e di mezzi.
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