La Turchia è indubbiamente sotto attacco da parte sia del terrorismo di matrice islamica che da alcune componenti curde. L’attentato del 19 marzo compiuto da un membro del ISIS conferma che nemmeno chi ha aiutato il gruppo terrorista a crescere è al sicuro dai suoi attacchi.
Ma l’attacco a cui è sottoposta la Turchia ha radici profonde che affondano in parte nel conflitto con le popolazioni del Kurdistan e in parte nella dissennata politica islamista di Erdogan, una politica che ha sistematicamente distrutto lo Stato laico fondato da Mustafa Ataturk a favore del sogno del califfato islamico basato sulle ideologie della Fratellanza Musulmana, ideologie che sebbene estremiste e volte al dominio islamico del mondo, vengono considerate dagli estremisti come una visione troppo moderata dell’Islam.
Il paradosso di questa politica di stampo islamista voluta fortemente da Erdogan è che invece di calmierare le masse islamiche concedendo loro una sorta di ritorno alla Sharia in luogo della laicità dello Stato, ha scatenato sempre maggiori pretese da parte degli stessi islamisti contagiando una discreta massa di giovani turchi che oggi considerano la politica di Erdogan “troppo moderata” e addirittura “filo-occidentale” e quindi poco adatta a un vero Califfato islamico. Non è un caso che l’attentato firmato dal ISIS sia arrivato proprio mentre la Turchia otteneva soldi e vantaggi dalla Unione Europea, una coincidenza che pochi hanno notato.
Ma il paradosso più grande, quasi assurdo, è che l’occidente è stranamente sulla stessa linea dei terroristi nel considerare la Turchia uno Stato Islamico moderato, così moderato da meritarsi carta bianca sull’ingresso dei cittadini turchi nell’Unione Europea in cambio di una gestione molto poco organizzata del flusso dei profughi verso il continente europeo. E’ un errore che l’Europa potrebbe pagare molto caro e che non tiene conto della evoluzione islamista della politica di Erdogan. E’ un po’ come se l’Europa premiasse Erdogan per aver trasformato la Turchia da uno Stato laico a uno Stato Islamico credendo in una moderazione che non è propria né dell’Islam né dei Fratelli Musulmani.
Ma la cosa più assurda è che l’evoluzione verso l’Islam integralista voluta da Erdogan è sotto gli occhi di tutti, ben certificata dalle azione del Presidente turco sia nella re-introduzione di quelle leggi islamiche abolite da Ataturk che nelle azioni liberticide attuate contro la stampa, contro il popolo curdo e più in generale nella limitazione di alcune libertà fondamentali. Eppure tutto questo non ha convinto gli europei a non cedere al ricatto turco basato sulla pressione migratoria e sulla minaccia di un allargamento del fronte estremista anche alla Turchia, un allargamento già in atto da diverso tempo e che solo la cecità europea continua a non voler vedere.
La Turchia è l’esempio vivente che non esiste un islam moderato o, come lo chiamano quelli intelligenti, un Islam politico. Anzi, proprio la Turchia dovrebbe insegnarci che concedere spazio all’avanzamento dell’Islam comporta una radicalizzazione sempre più marcata dell’Islam stesso. Eppure in Europa hanno deciso di andare a grandi passi verso il suicidio assistito puntando su quello che non esiste, l’Islam moderato del sultano di Ankara e della Fratellanza Musulmana. Una scelta che pagheremo a caro prezzo.
Scritto da Sonia M.