Quattro motivi per cui l’Iran non ha fretta di riattivare il JCPOA

31 Marzo 2021

Questa settimana l’Iran ha annunciato che a causa delle sanzioni introdotte dalla Amministrazione Trump sarà costretto a chiudere la storica centrale nucleare di Bushehr, che produce elettricità, in quando impossibilitato a pagare le materie prime necessarie al suo funzionamento.

È la prima volta che Teheran ammette che le sanzioni americane funzionano, specialmente quelle che impediscono agli iraniani di avere accesso all’enormità di denaro derivante dalle vendite di petrolio passate e da quelle che potrebbero derivare dal futuro.

Se la situazione fosse normale gli americani dovrebbero gioire di questa notizia in quanto dimostrerebbe come l’Iran sia in tremenda difficoltà e che quindi pur di togliere le sanzioni sarebbe disposto a sedersi al tavolo delle trattative con gli Stati Uniti.

Ma non è così. Prima di tutto perché dopo tre anni di sanzioni durissime l’economia iraniana non è crollata come gli esperti credevano. Poi perché con il recente accordo con la Cina l’Iran ha sostanzialmente trovato il modo di aggirare le sanzioni.

Il tempo gioca a favore degli Ayatollah

Come detto più volte, arrivati a questo punto è molto difficile che l’Iran faccia marcia indietro e questo per quattro validissimi motivi.

Il primo è perché mentre le diplomazie cercano di trovare una soluzione diplomatica (ancora non sono riusciti nemmeno a organizzare un incontro preliminare), l’Iran continua spudoratamente a violare gli accordi e a produrre uraniano altamente arricchito al 20% e forse oltre. E intanto testa nuovissime centrifughe sempre più veloci.

Il secondo motivo è l’imminente scadenza dell’accordo tra l’Iran e l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), accordo che scadrà tra due mesi. Difficilmente Teheran lo rinnoverà e così gli ispettori della AIEA in Iran non potranno più entrare nemmeno in un bar.

Il terzo motivo sono le elezioni presidenziali che in Iran si terranno tra due mesi. È molto probabile, praticamente certo, che a vincerà saranno i falchi, quelli cioè più vicini al Grande Ayatollah Ali Khamenei che osteggiano qualsiasi accordo con gli Stati Uniti.

Il quarto motivo è che ogni giorno che passa consente agli iraniani di portare avanti e migliorare il loro programma balistico, l’arma più importante che hanno in questo momento.

La guerra ombra tra Israele e Iran

A tutto questo ci sarebbe da aggiungere un quinto elemento. I due paesi sono in guerra ormai da anni, anche se si tratta di una guerra ombra. Di recente questa guerra si è spostata anche sul mare con due navi israeliane attaccate dai pasdaran iraniani (vedere qui e qui) e diverse petroliere danneggiate dagli israeliani.

Recenti immagini satellitari dimostrano che i Guardiani della Rivoluzione (IRGC o pasdaran) stanno costruendo ben tre nuove navi da guerra per sopperire in parte alla loro inferiorità rispetto a Israele. Più tempo guadagnano gli iraniani con gli americani e più riusciranno a controllare militarmente la navigazione nel Golfo Persico.

Franco Londei

Esperto di Diritti Umani, Diritto internazionale e cooperazione allo sviluppo. Per molti anni ha seguito gli italiani incarcerati o sequestrati all’estero. Fondatore di Rights Reporter

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