Quanto è utile la “pace di Trump” a Israele?

Non si può parlare di pace senza aver finito il lavoro. E' solo il congelamento delle varie situazioni
la pace di trump

È di questa mattina la notizia che il Premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha deciso di inviare in Qatar il capo del Mossad, David Barnea, al fine di chiudere (finalmente) un accordo di cessate il fuoco con Hamas che premetta agli ostaggi di tornare liberi.  

Nei giorni scorsi il Segretario di Stato americano, Antony Blinken, in una intervista al New York Times ha confessato candidamente che se non fosse stato per la politica dell’Amministrazione Biden a quest’ora gli ostaggi israeliani sarebbero a casa (quelli vivi).  

«Con l’aumento della pressione della Amministrazione americana su Israele nel 2024, Hamas ha pensato che non fosse necessario rilasciare gli ostaggi». Un errore, quello di criticare Israele che a dire il vero hanno commesso in tanti, finendo per legittimare Hamas e per condannare a morte molti degli ostaggi prolungando fino ad oggi la loro prigionia.  

Ora il Presidente americano eletto, Donand Trump, ha detto che vuole la liberazione degli ostaggi prima del suo insediamento altrimenti «scatenerà l’inferno in tutto il Medio Oriente». Ma non ha detto come raggiungere l’accordo e, soprattutto, non ha messo quella condizione che invece per Israele è fondamentale: l’annientamento totale di Hamas.  

Quella condizione sembra effettivamente saltata anche se Netanyahu continua a dire che non è negoziabile. Eppure la negozia nel momento in cui, a quanto sembra, prevede un ritiro graduale delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza, compreso da quel “Corridoio Filadelfia” che pure è fondamentale controllare per impedire il riarmo di Hamas.  

Insomma, con l’avvento di Trump l’annientamento totale di Hamas sembra essere sparito dalle condizioni per la pace, per di più proprio in un momento in cui lo stesso Hamas sembra prendere forza in Giudea e Samaria (Cisgiordania) tanto da far chiedere al capo dello Shin Bet, Ron Bar, un intervento militare su larga scala in Giudea e Samaria contro i battaglioni di Hamas e della Jihad Islamica finanziati e armati dall’Iran. 

È il concetto di “pace a tutti i costi” che non si coniuga con la realtà sul terreno in Medio Oriente. Sostanzialmente in quel contesto la parola “pace” è un ossimoro, qualcosa che non puoi raggiungere se prima non finisci il lavoro con i gruppi terroristici come Hamas, la Jihad Islamica o Hezbollah. Essi torneranno a riarmarsi e ad essere una minaccia esistenziale per Israele.  

Dirò di più, il concetto di “pace a tutti i costi” mal si coniuga anche con il regime iraniano, ora ferito gravemente e all’angolo. Non finire il lavoro in Iran sarebbe l’errore più grosso che Netanyahu e Trump potrebbero fare. Ma dubito moltissimo (ne sono certo) che Donal Trump si voglia impegnare in un conflitto con l’Iran che deriverebbe da quel “finire il lavoro”, cioè dal colpire in profondità il programma nucleare iraniano, operazione che Israele non può fare senza l’assistenza e i mezzi americani.  

E allora cos’è la “pace di Trump” se non il rinvio di qualche anno di un conflitto inevitabile? Conflitto che oggi è ad un passo dall’essere vinto da Israele, mentre tra qualche anno vedrebbe l’Iran con l’atomica, Hamas e Hezbollah armati con missili di precisione e molto più potenti di quelli usati fino ad ora. Conviene?  

Eppure abbiamo visto quali e quanti danni può provocare una decisione sbagliata presa a Washington. Israele lo ha visto e pagato sulla sua pelle (quattro soldati morti ancora ieri solo a Gaza). Abbiamo visto il prezzo della legittimazione di Hamas, Israele lo ha visto.  

Tutti si aspettano “sfracelli” da Donald Trump, ma temo che non farà altro che “congelare” le varie situazioni invece che (finalmente) aiutare Israele a finire il lavoro.  

La mia non vuole essere una critica alla politica trumpiana, capisco la “poca disponibilità” ad impegnarsi in una cosa simile, una cosa di tale grandezza. Ma per favore finiamola di crogiolarci in successi che fino ad ora hanno portato concretamente solo la fine del regime siriano, per di più a favore della Turchia e della Fratellanza Musulmana, altri subdoli nemici di Israele di cui parleremo approfonditamente in un’altra occasione. Senza la distruzione totale di Hamas e con il programma nucleare iraniano ancora attivo, non ci sarà nessuna pace ma solo la “pace di Trump”.  

Franco Londei

Esperto di Diritti Umani, Diritto internazionale e cooperazione allo sviluppo. Per molti anni ha seguito gli italiani incarcerati o sequestrati all’estero. Fondatore di Rights Reporter

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