Premesso che detesto sia Putin che Erdogan, questa volta non mi sento di puntare il dito sullo Zar russo. Sto parlando chiaramente dell’abbattimento dell’aereo russo da parte di due caccia turchi avvenuto ieri sui cieli che sovrastano i confini tra Siria e Turchia.
Le versioni come sempre sono contrastanti. Putin dice che gli aerei russi erano sui cieli siriani, Erdogan sostiene al contrario che erano sui cieli turchi e che i piloti sono stati avvisati diverse volte prima che uno dei due caccia russi venisse abbattuto.
Al di la di dove fossero gli aerei (parliamo di uno/due Km dentro o fuori) l’attacco turco all’aereo russo non è un attacco “istintivo” ma al contrario appare come un attacco ben ponderato. Non voglio dire premeditato, ma confesso che sulla premeditazione qualche pensiero ce lo faccio.
Le ragioni sono fondamentalmente semplicissime: Putin difende Assad, Erdogan lo vuole attaccato a una corda per il collo, anche se in realtà non è proprio così semplicistico. Putin in questi giorni sta bombardando i ribelli turcomanni anti-Assad che operano proprio lungo il confine tra Siria e Turchia e che usano il confine turco per essere riforniti di armi e di tutto quello che serve. Non solo, proprio la zona sotto controllo delle milizie turcomanne è una di quelle usate dal ISIS per far passare i rifornimenti, gli uomini (linea Iskenderum-Aleppo) e come via alternativa per il petrolio che proprio la Turchia acquista dal ISIS. Chiaro che Erdogan non lo poteva tollerare e già la settimana scorsa aveva convocato l’ambasciatore russo ad Ankara chiedendo che Mosca interrompesse il bombardamento dei turcomanni (ufficialmente sotto la protezione della Turchia) ricevendo come risposta un secco “niet”.
Bene, al di la delle strategie sul campo (non lontano c’è Aleppo, di fondamentale importanza per Putin ma anche per i ribelli) e andando oltre le stupide dichiarazioni volte a minimizzare di Obama, il fatto è gravissimo non solo perché rischia di scatenare una escalation difficile da controllore, ma perché è evidente il gesto ostile da parte di Erdogan nei confronti di Putin. E la cosa, oltre che gravissima, è raccapricciante se si pensa che la Turchia è un membro della NATO e ha appena ottenuto soldi e benefit dall’Unione Europea (ufficialmente per gestire l’emergenza profughi). E se devo essere proprio sincero non penso nemmeno che Erdogan abbia deciso da solo di innalzare la tensione con la Russia, penso invece che alla base ci sia una decisione presa da più attori regionali, a partire dall’Arabia Saudita e Paesi del Golfo che ancora ieri hanno ribadito che Assad se ne deve andare mentre Russia e Iran continuano a sostenere il boia di Damasco.
Se fossimo in un mondo normale la cosa sarebbe facilmente risolvibile in seno agli organismi internazionali, ma ormai è chiaro che il “sistema ONU” è collassato e che una eventuale alternativa europea come mediatore tra le parti non solo è improbabile, ma impossibile. Questo rende il gesto turco ancora più inquietante e grave e allo stesso tempo conferma la patetica politica estera della UE e degli USA, letteralmente incapaci di incidere in qualsiasi modo.
Non so francamente come andrà a finire la vicenda, se cioè si arriverà a una escalation, ma personalmente penso di no semplicemente perché Putin è più intelligente di Erdogan e non butterà al vento una battaglia che sta già vincendo (insieme agli alleati iraniani) per un aereo abbattuto. Mostrerà i muscoli, farà minacce ma alla fine non succederà nulla. Mi domando piuttosto come non possa essere saltato agli occhi il totale silenzio delle Nazioni Unite e la devastante inutilità dell’Unione Europea come organismo unitario. E’ questo che veramente mi preoccupa, il fatto cioè che non esita un organismo terzo in grado di inserirsi come mediatore nel sempre più esplosivo confitto siriano e che gli unici due che ne avrebbero i mezzi non riescono a farlo. Aggiungerei anche che è agghiacciante come ancora in Europa ci sia una forte corrente che vuole l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea. Ma qui il discorso sarebbe troppo lungo, lo rifaremo.
Scritto da Antonio M. Suarez