Avrei voluto intitolare «perché il mondo libero dovrebbe ringraziare Israele» ma poi ho pensato che anche il mondo non libero, o diversamente libero, dovrebbe ringraziare quello che stanno facendo gli amici israeliani.
Le manifestazioni di giubilo che abbiamo visto in Medio Oriente – dalla Siria all’Iraq – in seguito alla morte del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, hanno stupito molti, per lo più poco attenti alle vicende mediorientali. In realtà i gruppi sciiti legati all’Iran sono odiati almeno quanto lo sono i sunniti Daesh o Al Qaeda e la morte del leader del gruppo sciita più potente, forse il gruppo terrorista islamico più potente al mondo, non poteva non scatenare gioia tra le popolazioni impoverite dalla teologia della morte promossa sia dai terroristi sciiti e che da quelli sunniti in queste terre ormai da anni sotto il loro giogo.
L’uccisione di Nasrallah ha dato loro la speranza che qualcosa possa cambiare, che anche quello considerato inarrivabile è in realtà arrivabile se eseguito da mani competenti.
Sui social arabi le manifestazioni di soddisfazione hanno riempito le bacheche sormontando di gran lunga coloro che criticavano Israele per la guerra a Gaza e per il pegno di sangue pagato dai “civili”. Ma la paura che ha il mondo arabo del mostro sciita rappresentato dall’Iran fa si le vicende di Gaza passino in secondo piano, specialmente dopo che Hamas è passato nel gruppo dei terroristi legati a Teheran.
Qualcuno, non ricordo chi, ha detto che «Israele sta facendo il lavoro sporco per gli arabi». Non è una frase lontana dalla realtà anche se Israele sta facendo prima di tutto un lavoro per se stesso e per la sua popolazione. Tuttavia ne beneficiano anche gli arabi. E non solo.
Se la guerra di Israele contro Hamas ha fatto alzare le sopracciglia (ma niente di più) a diversi leader arabi per via delle distruzioni e delle vittime civili, quella di Israele contro Hezbollah ha smosso solo gli antisemiti occidentali, patetici sui social alla ricerca della “strage di bambini”, quasi ad augurarsela pur di avere un appiglio con cui criticare lo Stato Ebraico.
Il resto del mondo, quello normale, tifa tacitamente per Israele e si augura che vada a “stanare” gli Ayatollah a casa loro e che in qualche modo lo Stato Ebraico favorisca la rivolta degli iraniani, loro si innocenti, a differenza di altri. Non a caso ieri il Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, con un messaggio video si è rivolto al popolo iraniano.
Ieri Israele ha dato una impressionate dimostrazione di potenza militare attaccando contemporaneamente su quattro fronti gli alleati dell’Iran, a partire dai ribelli Houthi dello Yemen che stanno costringendo intere flotte di navi a circumnavigare l’Africa invece di usare il comodo Stretto di Suez, il tutto senza che nessuno delle “ grandi potenze” muova un dito, se non qualche estemporanea a zione. Ha colpito più duramente Israele con due bombardamenti piuttosto che le poche azioni anglo-americane viste in questi mesi.
Ho l’impressione che più che fare il lavoro sporco per gli arabi, Israele stia facendo il lavoro sporco per tutto il mondo libero o che aspira ad esserlo.
Ha messo in un angolo l’Iran e con lei tutto quello che le gira attorno, gruppi terroristici, mercato delle armi ecc. ecc. Israele ha mostrato che in fondo l’Iran è solo una tigre di carta. Solo per questo Israele andrebbe ringraziato.
Ma soprattutto Israele andrebbe ringraziato perché ha mostrato al mondo che con il terrorismo islamico non si tratta, lo si combatte fino alla sua distruzione.