L’ultima trovata di Abu Mazen è stata quella di nominare Ahed Tamimi, la donna in carcere per aver dato uno schiaffo a un militare israeliano, quale “membro onorario” del Consiglio Nazionale Palestinese. Ma è solo l’ultima di una lunga serie di scelte che ha indispettito anche i Paesi arabi.

Aveva annunciato nuove elezioni il Presidente palestinese invece anche stavolta ha fatto tutto da solo nominando il “nuovo” Comitato Esecutivo della OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) senza passare per le elezioni, senza consultare nessuno, come un dittatore qualunque.

Sono tutti fedelissimi si Abu Mazen i cosiddetti “nuovi” membri dell’esecutivo della OLP, con l’aggiunta a sorpresa di Ahed Tamimi, figlioccia prediletta di Erdogan nonché icona di Palliwood, tutta gente che non ha nessuna intenzione di intavolare trattative di pace, odiatori seriali che glorificano i terroristi e incitano continuamente all’odio.

14 membri tra i quali ritroviamo Saeb Erekat, Azzam al-Ahmad e il fedelissimo Hanan Ashrawi, 14 cagnolini pronti all’obbedienza cieca e nessun rappresentante delle nuove generazioni ormai stanche di questa dirigenza e di questo conflitto infinito.

Furiose le cancellerie arabe. Da Riad fino ad Amman passando per il Cairo e le capitali del Golfo, tutti si aspettavano quantomeno un rinnovamento che passasse comunque per una consultazione popolare, così come Abu Mazen aveva promesso in ogni sede possibile. Ormai è impossibile non parlare di dittatura anche nella parte palestinese della West Bank.

Fastidio anche a Gerusalemme soprattutto per la trovata pubblicitaria della nomina di Ahed Tamimi concepita con l’intento più che palese di trasformarla in una sorta di Marwan Barghuthi in gonnella.

Unione Europea, Turchia e Iran pronti a prendere il posto degli arabi

La scelta di Abu Mazen di procedere con la nomina d’autorità del “nuovo” direttivo della OLP non è stata però una scelta non ponderata. Il rais palestinese sapeva benissimo di indispettire gli arabi, ma sapeva altrettanto bene che ci sarebbero stati almeno tre entità pronte a prendere il posto dei Paesi Arabi sia nel finanziamento che nel sostegno politico alla causa palestinese: Europa, Turchia e Iran.

Abu Mazen, esattamente come Erdogan, rinfaccia ai Paesi Arabi di non aver fatto abbastanza per impedire il trasferimento dell’ambasciata americana a Gerusalemme, sostenuto in questo oltre che dalla Turchia anche dalla politica europea e da Teheran che si sono offerti prima di coprire le minori entrate derivate dalla scelta di Trump e degli arabi di tagliare i finanziamenti all’Autorità Palestinese e alla UNRWA, poi di dare sostegno politico ai palestinesi in sede ONU e nei consessi internazionali.

Abu Mazen ha quindi portato l’Autorità Palestinese sullo stesso piano di Hamas non solo per il fatto che la sua sia una dittatura non molto difforme da quella dei terroristi che tengono in ostaggio la Striscia di Gaza, ma anche sul versante dello schieramento per così dire “politico”. Perché se c’è una cosa certa è che queste scelte di Abu Mazen allontano qualsiasi ipotesi di una soluzione diplomatica e pacifica del contenzioso tra Israele e palestinesi.

Passi l’appoggio di Turchia e Iran, che da queste scelte traggono benefici nella loro lotta allo Stato Ebraico, ma che l’Europa continui ad appoggiare questo vecchio dittatore è una cosa davvero scandalosa. O a Bruxelles non hanno capito che tutto questo allontana le prospettive di pace, o lo hanno capito e appoggiano questo tipo di politica per danneggiare Israele. Delle due l’una.