Ieri in Egitto all’età di 67 anni è morto Mohamed Morsi, l’uomo che prima venne eletto Presidente e poi venne cacciato a furor di popolo dai militari.
Non è durata molto la presidenza di Mohamed Morsi, appena un anno, giusto il tempo di mostrare al mondo il vero volto della Fratellanza Musulmana, quella che l’occidente si ostina ancora a chiamare “islam moderato”.
Morsi vinse le elezioni del “dopo Mubarak” presentando un programma islamista moderato per guidare l’Egitto in una nuova era democratica in cui l’autocrazia sarebbe stata sostituita da un governo trasparente che rispettava i diritti umani.
Ma ben presto gli egiziani si accorsero che le promesse di Mohamed Morsi si scontravano con il programma tutt’altro che moderato della Fratellanza Musulmana. La grave crisi economica fece il resto e dopo poco più di un anno di presidenza la gente scese di nuovo in piazza e con l’aiuto dei militari lo destituì.
Si è detto di tutto e di più della cacciata di Mohamed Morsi, soprattutto che il futuro Presidente egiziano, il Generale Abdel Fattah al-Sisi, fece un autentico colpo di Stato militare. In realtà Morsi venne cacciato prima di tutto dalla gente normale tradita dalle finte promesse dei Fratelli Musulmani.
Quando cercò di attribuirsi poteri illimitati e di introdurre una forma stretta della legge islamica (la Sharia) il popolo egiziano insorse e ne decretò la fine con l’aiuto dei militari.
Naturalmente la cosa non piacque ai sostenitori della Fratellanza Musulmana, a partire dall’allora presidente americano Barack Obama, ma il nuovo Governo di al-Sisi aveva l’appoggio di molti Paesi arabi influenti, a partire dalle monarchie del Golfo (fatta eccezione per il Qatar), e tutti dovettero ingoiare il boccone amaro.
La breve presidenza di Mohamed Morsi rimane la migliore testimonianza di come la Fratellanza Musulmana rappresenti tutto meno che l’Islam moderato e di come l’uso indiscriminato della “taqiyya” (menzogna e dissimulazione) potesse riuscire ad ingannare milioni di persone.
Il ricordo di Erdogan
«Per noi Morsi è un martire della causa, la storia non dimenticherà mai quei tiranni che lo hanno messo in prigione, che lo hanno minacciato di morte e portato al suo martirio». Con queste parole pronunciate ieri il dittatore turco, Recep Tayyip Erdogan, ha ricordato Mohamed Morsi.
Erdogan, che ambisce ad essere considerato il capo della Fratellanza Musulmana e che porta avanti lo stesso tipo di politica che avrebbe voluto Morsi, si è detto affranto dal “martirio” dell’amico e collega egiziano.
«Gli oppressori possono minacciare la vita degli oppressi e possono persino portarli a essere martirizzati, ma non possono mai danneggiare la gloria della loro lotta» ha detto ancora il dittatore turco.
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