Sulla minaccia nucleare rappresentata dalla Corea del Nord e dall’Iran e sui collegamenti tra Pyongyang e Teheran interviene oggi sulle pagine di Yedioth Ahronoth una firma importante del giornalismo israeliano, l’analista Alex Fishman, il quale fa una analisi molto attenta e precisa, persino ovvia. Peccato che quanto afferma Fishman non sia ovvio per coloro che ancora sostengono l’accordo sul nucleare iraniano.
In sostanza l’analista israeliano ricorda che quando venne firmato l’accordo sul nucleare iraniano i fautori di tale accordo per tranquillizzare Israele insistettero molto sul fatto che sarebbe stato complicatissimo per l’Iran accumulare materiale fissile e trasformarlo in ordigni nucleari e che addirittura sarebbe stato quasi impossibile miniaturizzare tali ordigni per poterli montare sulle testate dei missili. La Corea del Nord ha smentito clamorosamente quella rassicurazione dimostrando invece che, sebbene in regime di fortissime sanzioni, arrivare a ottenere ordigni nucleari non è affatto complicato né, tanto meno, impossibile.
Ma non è proprio questa la parte interessante dell’ottima analisi di Alex Fhisman quanto piuttosto il focus sulla stretta collaborazione tra la Corea del Nord e l’Iran, una collaborazione che sul nucleare e sui missili balistici ha raggiunto vette inimmaginabili in termini di scambio di informazioni
“per anni la Corea del Nord è stato partner e centro di sviluppo attivo del settore missilistico iraniano. I missili Shahab-3 si basano sul missile nordcoreano Nodong. I missili iraniani Khorramshahr, che hanno una gittata di 2.500 chilometri, sono in realtà un missile nordcoreano chiamato HS-10”
Fishman ricorda che gli esperti di intelligence israeliani che hanno monitorato gli sviluppi balistici di Teheran sono concordi nel ritenere che i missili iraniani sono la perfetta replica di quelli nordcoreani. Se la cooperazione tecnologico-scientifica tra i due Paesi è stata caratterizzata da anni di intensi scambi di informazioni su come migliorare la gittata e la precisione dei missili balistici, cosa può aver impedito la stessa collaborazione nel campo del nucleare?
Ed è proprio questo il punto su cui la comunità internazionale dovrebbe concentrarsi. Molti esperti sono concordi nell’affermare che i test nucleari nordcoreani sono in parte condotti anche per conto dell’Iran, che cioè Pyongyang conduca i propri test anche per Teheran che probabilmente li finanzia aggirando così le sanzioni imposte alla Corea del Nord e quelle imposte dall’accordo sul nucleare iraniano.
E’ tutt’altro che una ipotesi peregrina. Da anni l’intelligence israeliana registra una stretta collaborazione tra la Corea del Nord e l’Iran (ma anche con la Siria dove Pyongyang stava costruendo un reattore nucleare poi distrutto da Israele). In sostanza si teme che l’Iran non abbia bisogno di fare test nucleari che smaschererebbero le sue vere intenzioni perché a condurre quei test per conto degli iraniani ci pensano i nordcoreani.
L’Iran non nasconde il fatto che continua a sviluppare le proprie capacità nucleari, soprattutto perché gli è consentito dall’accordo firmato, dice Alex Fishman in conclusione della sua analisi. L’accordo consente anche all’Iran di produrre missili balistici. Quindi, non appena prenderà la decisione di fare il grande balzo non ci sarà nessuna sorpresa, avrà già accumulato materiale fissile e armato le testate con un’arma nucleare. Non sul suolo iraniano, ma sul suolo nordcoreano.
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