Ogni tanto all’Onu devono far vedere che i sontuosi stipendi che percepiscono i loro burocrati sono in qualche modo giustificati da atti e azioni che possano migliorare la vita globale. Allora tirano fuori qualche trattato roboante che da l’impressione di essere la panacea di tutti i mali del pianeta. E’ successo di nuovo ieri con il “trattato globale sul commercio delle armi”.
La risoluzione approvata ieri con 154 voti a favore, 23 astenuti e tre a sfavore (Corea del Nord, Iran e Siria), dovrebbe regolare il commercio delle armi e costringere gli Stati membri a non fornire armamenti ai Paesi in via di Sviluppo (PVS) e a quelli interessati da conflitti. Sul sito dell’Onu si legge che “il Trattato sul commercio delle armi invita gli Stati a prendere in considerazione in modo esplicito il rischio che un trasferimento di armi potrebbe facilitare gravi atti di violenza contro donne e bambini” (Susan Bissell, responsabile dell’UNICEF).
A parte l’ovvietà di quanto affermato dalla Bissell, il trattato globale sulle armi approvato ieri non solo non cambia niente al lato pratico (a livello teorico gli Stati membri non dovrebbero più fornire armi ai Paesi in conflitto o ai PVS) ma finisce sostanzialmente per favorire i mercanti di armi. Non solo perché comunque gli Stati produttori di armi continueranno a fornire i loro “giocattoli” a società di comodo appositamente create per questo commercio, ma perché non viene specificato chi e come controllerà l’applicazione di tale trattato. Insomma, chi sarà a controllare che gli USA, la Russia e tutti gli stati produttori di armi mantengano quanto prescritto dalla risoluzione? E poi, forse la carenza più evidente, non viene minimamente potenziata la tracciabilità delle armi sebbene vi sia una precedente risoluzione che obbliga i produttori a rendere tracciabili armi e proiettili (risoluzione del luglio 2005). Questa è una mancanza grave perché la precedente risoluzione, pur avendo uno scopo nobile e condivisibile, aveva una enormità di falle proprio nei controlli. Insomma, nessuno controlla se per esempio la Corea del Nord produce mitragliatori o proiettili privi dei numeri identificativi del lotto di produzione. E’ come se in una legislazione si introducesse un nuovo reato senza dare alla magistratura la possibilità e i mezzi per indagare sul reato stesso. In tutto questo a guadagnarci sono proprio i mercanti di armi in quanto diventano “distributori esclusivi” dei lotti di armi non tracciabili.
Insomma, siamo alle solite buffonate dell’Onu, belle da vedere ma nulle sul lato pratico. E tra due giorni nemmeno se ne parlerà più di questo trattato. Intanto per qualche ora all’Onu si è trovato qualcosa per cui far festa e per far credere al mondo che tutti quei soldi dati ai burocrati del Palazzo di Vetro a qualcosa servono.
Adrian Niscemi
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