Duecento missili dall’Iran su Israele e zero missili da Hezbollah. Quanto è compromessa la capacità offensiva dei terroristi libanesi se non hanno minimamente partecipato all’offensiva iraniana lanciata dichiaratamente per vendicare la morte del capo del gruppo terrorista libanese?
E se non è compromessa, cosa di cui dubito moltissimo, come mai Hezbollah non ha lanciato nemmeno un misero Katiuscia mentre dall’Iran piovevano missili sullo Stato Ebraico? È illogico, avrebbero impegnato le difese israeliane su un altro fronte favorendo l’attacco iraniano.
Le ipotesi sono due: o l’IDF ha veramente messo KO l’intero sistema offensivo e decisionale di Hezbollah, cosa assai probabile, oppure i proxy iraniani si sono accorti di essere stati abbandonati a se stessi e cominciano a ragionare non più come una provincia iraniana ma come un pezzo del corpo libanese.
Ci sarebbe anche una terza ipotesi che raggruppa le due precedenti, cioè l’IDF ha inferto un colpo durissimo al “sistema Hezbollah” ma non tanto da annichilirlo, ma i terroristi libanesi hanno compreso che alla prima difficoltà Teheran li ha abbandonati a se stessi senza pensarci un attimo.
Ora, Hezbollah su pressioni iraniane ha dato molto sangue per difendere Bashar al Assad dagli attacchi di Al Nusra (non di ISIS come detto ieri da un delirante Corrado Formigli su La 7). Non solo hanno perso migliaia di uomini, ma hanno compromesso la loro capacità di fare attività sociale in Libano, cioè hanno perso quello per cui il loro braccio politico veniva votato.
Tutto questo sacrificio non è stato ricompensato dall’Iran nel momento in cui Hezbollah era più in difficoltà. Certo, gli hanno dato le armi, gli hanno dato un po’ di denaro (ma non abbastanza per le attività sociali e di welfare) ma quando Nasrallah, pochi giorni prima di morire, ha chiesto aiuto ai Pasdaran si è sentito rispondere che non potevano/volevano.
È un po’ quello che è successo ad Hamas. Il 7 ottobre hanno attaccato perché convinti che Hezbollah avrebbe aperto un fronte a nord e che i Guardiani della Rivoluzione non gli avrebbero fatto mancare il supporto armato. Nulla di tutto questo è successo, se non quel continuo lancio di razzi dal Libano che però non è servito ad aprire quel fronte nord prima che Hamas collassasse insieme alla Striscia di Gaza.
Ormai è chiaro, lampante: l’Iran non protegge i suoi proxy. Li arma, li paga bene, ma non li protegge, nemmeno se si chiamano Hezbollah, cioè, nemmeno se sono il secondo esercito più forte in Medio Oriente dopo quello israeliano e rappresentano l’arma di deterrenza più potente che l’Iran ha contro Israele e le sue voglie di attaccare le centrali atomiche iraniane.
Bene, forse sono andato troppo avanti immaginando un Hezbollah annichilito e in rotta con la casa madre persiana. Ma quel pressoché totale immobilismo di fronte al possente quanto inutile attacco iraniano a Israele indicato come “vendetta per Nasrallah” lascia quantomeno stupiti.