Se prima qualcuno aveva qualche dubbio sulla svolta islamista della Tunisia, ora è servito. L’accoglienza trionfale riservata Ismail Haniyeh, capo del governo di Hamas a Gaza, non lascia più alcun dubbio sulla strada presa dall’ormai ex paese laico per eccellenza del Nord Africa.
Al grido di “Palestina libera” e “morte a Israele” circa duemila scalmanati hanno accolto il leader terrorista palestinese al suo arrivo a Tunisi. Ad accoglierlo anche il Primo ministro tunisino, Hamadi Jebali, e il capo del partito Ennahda, Rached Ghannouchi. Insomma una accoglienza degna di un capo di Stato invece che di un capo terrorista qual è Haniyeh.
E giusto per non tradire le attese il capo di Hamas ha fatto subito dichiarazioni di fuoco. Ha detto che Hamas non rinuncerà mai alla lotta armata fino a quando un solo israeliano rimarrà in Palestina il che, considerando che Hamas considera territorio palestinese anche il territorio israeliano, significa che Hamas non abbandonerà mai la lotta armata fino a quando Israele esisterà. Tripudio tra la folla e aperto appoggio alle ideologie terroriste di Hamas da parte del Primo Ministro tunisino, Hamadi Jebali, che ha detto che “la Tunisia appoggerà pienamente le rivendicazioni di Hamas”. Tradotto: anche la Tunisia brama la distruzione di Israele.
Ecco quindi il risultato della rivoluzione islamica (che qualcuno si ostina a chiamare primavera araba) in Tunisia. Accordi con gruppi terroristi, volontà distruttive nei confronti di Israele e instaurazione dell’islam radicale che qualche sprovveduto chiama “islam moderato”. La Tunisia sta finendo nel baratro dell’Islam integralista e l’occidente sta bellamente a guardare dimenticando che le sue coste sono a un tiro di schioppo da quelle italiane.
Sarah F.
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