Confesso che in generale non vorrei mai essere nei panni di Benjamin Netanyahu, meno che meno in questo momento in cui ha deciso di cedere alle pressioni di Donald Trump e di Joe Biden e di accettare un cessate il fuoco molto difficile da inquadrare (e digerire).
Pur non conoscendo i dettagli di questo accordo, pur comprendendo la decisione di privilegiare la liberazione degli ostaggi, mi rimane francamente difficile anche solo immaginare che militarmente e politicamente esso sia favorevole a Israele.
Forse, se lo dovessimo guardare solo sotto l’aspetto militare, potrebbe essere in parte comprensibile perché sinceramente per l’IDF è difficile mantenere il controllo fisico dell’intera Striscia di Gaza. Ma anche sotto l’aspetto militare l’abbandono del Corridoio Filadelfia vuol dire davvero aver ceduto quello che solo fino a poche ore fa era considerato da tutti, Netanyahu compreso, “non trattabile”. È da li che passeranno armi e denaro destinati alla rinascita di Hamas, e non ci sono garanzie egiziane o di chiunque altro che possano reggere.
Ecco perché adesso più che in altre occasioni non vorrei essere nei panni di Netanyahu. Cedere il controllo del Corridoio Filadelfia vuol dire arrendersi all’ipotesi di una rinascita di Hamas o di qualunque cosa abbia in mente Mohammed Sinwar.
Politicamente poi questo accordo è ancor più “enigmatico”. Se guardi i sondaggi di opinione il capolavoro di Netanyahu che ha visto il crollo del cosiddetto “asse della resistenza” ha riportato il Premier a numeri importanti di gradimento, crollati dopo il 7 ottobre 2023. Ma prima o poi ci si renderà conto che a quel indubitabile capolavoro mancano ancora due ultimi importantissimi tasselli: la distruzione di Hamas e l’attacco al programma nucleare iraniano.
Le due cose potrebbero non essere separate. E qui torniamo al Corridoio Filadelfia. Se ho capito “l’uomo Netanyahu”, non ha ceduto su quel punto senza una contropartita altrettanto importante. L’unica che mi viene in mente è il programma nucleare iraniano. In sostanza, io cedo (momentaneamente) su Hamas ma in cambio ho mano libera con l’atomica degli Ayatollah, magari con l’assistenza americana.
Non è semplice separare ciò che si desidera dall’analisi dei fatti. Però credo veramente che la tregua con Hamas sia solo la chiave che apre la porta persiana. Lo vedremo, suppongo, già nei prossimi giorni.
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