La farsa delle elezioni in Iran. Come far passare un regime per democrazia

21 Febbraio 2020

Oggi è giornata di elezioni in Iran. Il popolo persiano è chiamato a rinnovare il Parlamento, un atto che ogni buon filo-iraniano che si rispetti spaccia per un evento democratico.

Peccato che le elezioni in Iran di democratico non abbiano proprio nulla.

A parte l’ininfluenza del Parlamento nella politica iraniana dominata dai Guardiani della Rivoluzione islamica (IRGC) e soprattutto dagli Ayatollah, l’esclusione di tutti i candidati anche solo leggermente riformisti dalla competizione elettorale dimostra come di “democratico” queste elezioni (come le precedenti) non abbiano proprio nulla.

Secondo alcuni analisti le elezioni in Iran servirebbero come test per vedere quanto i conservatori avrebbero guadagnato dopo l’uccisione del Generale Qassem Soleimani.

La cosa sinceramente fa un po’ ridere visto che praticamente in corsa per i seggi ci sono solo conservatori. I cosiddetti “riformisti” (ammesso che vi siano veri riformisti in Iran) sono stati tutti “segati” dal Consiglio dei Guardiani, l’organo deputato a stabilire chi può concorrere e chi no.

Quindi di quale “test” stanno parlando tutti questi esimi “esperti”? È come se in Italia, per fare un esempio, potessero concorrere solo deputati di un determinato partito politico mentre tutti gli altri ne fossero esclusi.

L’unico scopo di questa “tornata elettorale” è quello di far passare l’idea che in Iran il popolo possa scegliere liberamente da chi farsi governare quando invece è un lusso che gli iraniani non hanno.

E c’è anche chi ci casca in questo trabocchetto, non si sa quanto effettivamente in buona fede o meno.

Basta leggere le dichiarazioni d’amore di Alessandro Di Battista verso il regime di Teheran. Una vergogna insopportabile che calpesta e offende i tanti giovani iraniani uccisi, incarcerati e torturati dal regime degli Ayatollah solo perché chiedevano democrazia.

Domani, ne siamo sicuri, sui giornali occidentali leggeremo della “inarrestabile ascesa dei conservatori in Iran” e magari ci sarà anche chi darà la colpa di tutto questo alla morte del Generale Soleimani.

Fandonie, fumo negli occhi per coloro che già ci vedono poco e ossigeno per coloro che in malafede sostengono il regime iraniano.

La verità è che in Iran solo chi passa il vaglio dei Guardiani della Rivoluzione può partecipare alle elezioni.

Ed è riduttivo persino classificare i partecipanti in “riformisti” e “conservatori”. Queste sono classificazioni che si fanno nelle democrazie non in una dittatura teocratica come quella iraniana.

Insomma, le elezioni in Iran non sono altro che una enorme farsa messa in piedi per far credere che il popolo sia in grado di scegliere liberamente da chi farsi governare, un maschera democratica per uno dei regimi più sanguinari del pianeta.

Darya Nasifi

Iraniana fuggita in Italia. Esperta di Medio Oriente e cultura persiana. Analista per l'Iran di Rights Reporter

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