La dura vita dei giornalisti e dei blogger nella Beirut controllata da Hezbollah

C’è un cables particolarmente interessante tra quelli diffusi da Wikileaks che parla della situazione terrificante in cui sono costretti a lavorare i giornalisti ostili ad Hezbollah nella Beirut controllata sempre più dal gruppo terrorista sciita.

In un rapporto confidenziale inviato nel 2009 dall’ambasciata USA a Beirut al Dipartimento di Stato, si parla di come Hezbollah usi tecniche intimidatorie per silenziare i giornalisti ostili al gruppo terrorista libanese. In particolare l’ambasciatore americano in Libano, Michele Sison, riporta la storia di Taher Abbas, giornalista che lavorava per la testata libanese con sede a Londra, Asharq al-Awsat. Secondo quanto riportato dal rapporto, dopo che Taher Abbas era stato negli Stati Uniti per seguire le ultime presidenziali, al ritorno in Libano fu interrogato da tre uomini di Hezbollah i quali volevano sapere chi avesse contattato negli USA e tutte le informazioni su come vivesse la sua famiglia. I tre lo accusarono di essere una spia al soldo degli USA per i suoi articoli fortemente critici verso Hezbollah. Minacciarono lui e la sua famiglia e iniziarono a pedinarlo in tutti i sui movimenti. Anche la moglie e i figli venivano continuamente pedinati. Nel giro di poche settimane gli uomini di Hezbollah avevano monitorato tutta la vita del giornalista, messo sotto controllo i telefoni e convinto (con la forza) alcuni vicini a riportare ogni movimento che avvenisse in casa sua.

Dopo un periodo passato a essere continuamente monitorato e dopo aver subito diverse minacce rivolte verso lui e la sua famiglia,  si rivolse all’allora Primo Ministro libanese, Saad Hariri, per chiedergli aiuto. Hariri, secondo il rapporto, ne parlò con i membri anziani di Hezbollah ai quali disse che non avevano alcun diritto a trattare così un giornalista. Ma l’intervento di Hariri non ebbe alcun effetto e le minacce proseguirono.

In un colloquio riservato tra Taher Abbas e l’ambasciatore Sison, il giornalista libanese ha riferito che tutti i giornalisti libanesi che scrivono articoli contro Hezbollah o che semplicemente non scrivono articoli a favore del gruppo terrorista, vengono sistematicamente intimiditi, monitorati, spiati e con loro le famiglie, figli compresi. Taher Abbas riferisce che “il lavoro del giornalista indipendente in Libano è semplicemente terrificante, impossibile da fare”.

Sono decine attualmente i giornalisti indipendenti e i blogger  libanesi intimiditi da Hezbollah. A volte basta scrivere una critica o pubblicare un articolo su un blog che si viene messi immediatamente sotto controllo. Decine di blogger che, incuranti delle minacce, hanno continuato a postare critiche sul gruppo terrorista sciita, sono stati interrogati da speciali squadre di Hezbollah e sono attualmente sotto stretto controllo da quella che assomiglia ad una vera e  propria “STASI” sciita.

Il rapporto non rivela particolari episodi di violenza verso i giornalisti ma rende bene l’idea di come sia la situazione per i giornalisti indipendenti in Libano e, soprattutto, rende l’idea della effettiva libertà di stampa in Libano, dove tutto e tutti sono controllati da Hezbollah.

Sarah F.

redazione

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