Ieri il Premier israeliano, Benjamin Netanyahu, durante una cerimonia pubblica ad Haifa ha ribadito che «Israele può contare solo su se stesso per garantire la propria sicurezza». Il messaggio, nemmeno tanto criptico, era diretto al Presidente americano, Barack Obama, e alla sua palese indecisione su cosa fare con la Siria e con l’Iran.
Obama si è infilato in un tunnel fatto di minacce inascoltate e di dichiarazione contraddittorie che lo ha reso ridicolo e inaffidabile agli occhi di tutto il mondo. Ha mostrato a tutti il vero volto di questo Presidente davvero molto piccolo. L’ultima trovata è quella del rinvio del voto al Congresso sulla autorizzazione all’uso della forza in Siria, un rinvio dettato dalla proposta russa sui gas nervini siriani che nei fatti ha tolto a Obama le castagne dal fuoco aiutandolo a uscire dalla imbarazzante situazione in cui si era venuto a trovare.
Ma la questione siriana non è il principale problema che preoccupa Israele. Il vero problema è il nucleare iraniano. Sulla Siria e sul pericolo che le armi chimiche finiscano nelle mani di Hezbollah, Israele ha dimostrato che sa fare tutto da solo senza aspettare autorizzazione e senza minacciare a vuoto. Quattro raid aerei in Siria (anche se mai confermati) hanno mostrato ad Assad che con Israele non si scherza e che Netanyahu non è Obama. Ma, come detto, il problema siriano è secondario per Israele (anche se importante), il vero problema è Teheran e le sue centrali nucleari.
Per molti mesi Israele ha atteso le decisioni di Obama rinunciando ai già programmati raid aerei sulle centrali nucleari iraniane. Prima lo ha fatto perché c’erano le elezioni presidenziali negli USA, poi lo ha fatto perché Obama aveva imposto sanzioni all’Iran, sanzioni poi rivelatesi totalmente inutili. Ha atteso per mesi che i colloqui tra il gruppo dei 5+1 e l’Iran dessero dei risultati, ma l’unico risultato è stato il marcato avvicinamento di Teheran alla bomba atomica. Ora il tempo dell’attesa è finito. Israele non può più permettersi il lusso di attendere Obama, anche perché se c’è una cosa che la questione siriana ha dimostrato è che il Presidente americano non passerà mai dalle parole ai fatti, è troppo codardo per farlo.
Israele non si fida affatto delle supposte aperture del nuovo Presidente iraniano, Hassan Rohani. E’ un bluff che però sta convincendo la comunità internazionale a dare ulteriore tempo agli Ayatollah. E’ un rischio che Israele non si può permettere di correre e sa di non poter contare sul supporto americano, anzi, non è escluso che Obama non prosegua sulla linea di ostacolare in tutti i modi un eventuale raid israeliano come ha già fatto in passato. E’ un giogo dal quale Israele deve sottrarsi.
E qui torniamo alle parole pronunciate ieri da Netanyahu, parole pesanti perché sanciscono, al di la delle promesse americane, la solitudine di Israele di fronte al problema esistenziale rappresentato dal nucleare iraniano. Gerusalemme non può più rimanere ostaggio delle indecisioni e delle paure di Obama, questo è ormai chiaro a tutti. Deve fare qualcosa contro il programma nucleare iraniano e deve farlo in fretta perché le centrifughe iraniane lavorano a pieno ritmo coperte dalla immobilità internazionale e dalla codardia di un Presidente americano che in tutta la storia degli Stati Uniti non si era mai vista.
Adrian Niscemi
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