Israele, la Fratellanza Musulmana, la trappola del “martirio di Gaza”

Imparare da Israele, dal 7 ottobre, imparare a non fidarsi per prevenire il 7 ottobre europeo
by 25 Ottobre 2024
fratellanza musulmana

La guerra che Israele sta combattendo contro Hamas è in realtà una guerra contro la Fratellanza Musulmana. Più ancora, è una guerra scatenata dalla Fratellanza Musulmana con l’errata convinzione che Israele non avrebbe retto ad una guerra di logoramento e che così, attraverso Hamas e il suo leader Yahya Sinwar, i Fratelli Musulmani avrebbero potuto vantarsi di aver battuto Israele e iniziare il cammino verso il Califfato Globale.

Il Califfato Globale, detta così sembra una cosa scritta da un teorico della cospirazione, qualcosa di incredibile che non potrà mai avvenire. Invece non solo loro ci credono, ci lavorano molto attivamente e ci investono molto denaro.  

Il Qatar, incredibilmente considerato dagli USA un negoziatore affidabile nelle trattative per gli ostaggi israeliani, è il più grande finanziatore della Fratellanza Musulmana.

L’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani, lavora instancabilmente per mantenere Hamas al potere nella Striscia di Gaza al fine di tenere in vita la più grande conquista dei Fratelli Musulmani, quella di essere riusciti a creare un emirato islamico a Gaza nel 2007.

Nella mente bacata di Yahya Sinwar e dei suoi finanziatori la strage del 7 ottobre 2023 doveva essere solo l’inizio di una cavalcata verso il sollevamento delle folle islamiche, trascinate dal “martirio” di Gaza e dei palestinesi e spinte ad abbattere i regimi islamici non allineati alla Fratellanza Musulmana. Non è un caso che molti paesi arabi abbiano proibito le manifestazioni a favore della Palestina.

Per questo, checché se ne dica, è poco credibile che siano stati gli iraniani a finanziare la strage del 7 ottobre. Certo, l’Iran finanzia e arma Hamas e anche gli Ayatollah mirano a creare un Califfato Globale (sciita), ma Hamas è una costola della Fratellanza Musulmana e tale rimane. Diciamo che Iran e Hamas si sono ritrovati con un interesse convergente, quello di distruggere Israele. Ma i terroristi palestinesi rimangono legati a doppio filo ai Fratelli Musulmani.

In Qatar il defunto capo di Hamas, Yahya Sinwar, è considerato un eroe nazionale. La seconda delle tre mogli dello sceicco del Qatar, Mozah bint Nasser al-Missned, in merito alla morte di Sinwar ha scritto su X (Twitter): “Il nome Yahya significa colui che vive. Pensavano che fosse morto, ma è vivo. Come Yahya ben Zacharias, prende il suo nome, vivrà e loro scompariranno“. In allegato alla didascalia c’è un audio della lettura del versetto 169 della Sura 3 del Corano sui martiri: “Non considerate morti coloro che vengono uccisi per amore di Allah. Vivono e si guadagnano da vivere con il loro Signore”.

Per la Fratellanza Musulmana Israele è l’ostacolo più grande da abbattere. Se solo riuscissero a scalfirlo sarebbe per loro una grande conquista. Ci sono riusciti in parte il 7 ottobre. Non per niente l’emittente Al Jazeera, di proprietà dell’emiro del Qatar, non manca mai di rimarcare come quella giornata sia un giorno da ricordare e di cui essere orgogliosi perché è stata la più grande sconfitta subita da Israele.

Se c’è una cosa da rimproverare ai vari governi israeliani, è il fatto di essersi fidati di Al Tani, di aver creduto che lo sceicco del Qatar potesse “tenere buono” Hamas mentre Israele si concentrava su quella che a ragione riteneva la minaccia più importante, Hezbollah.

In realtà Al Tani e il suo fiume di denaro sono serviti per preparare il 7 ottobre e la guerra che ne è seguita. Quei soldi sono serviti a costruire le centinaia di Km di tunnel sotto Gaza. Quel denaro è servito a preparare il “martirio di Gaza” che oggi come oggi è la più grande vittoria di Hamas e della Fratellanza Musulmana perché mira dritto a isolare Israele.

Ma il nemico di Israele non è l’Iran? Certo, o meglio, è uno dei nemici di Israele, apparentemente il più pericoloso. Ma con il forte ridimensionamento di Hezbollah, a Teheran viene a mancare l’arma di deterrenza più importante. Vedremo nelle prossime ore di che potenza sarà l’attacco israeliano all’Iran e quale sarà la risposta iraniana. Quale che sia, a guadagnarci sarà sempre la Fratellanza Musulmana perché male che gli vada, Israele colpirà l’altro grande nemico dei Fratelli Musulmani, gli sciiti, che dalla parte opposta dell’Islam hanno gli stessi loro obiettivi.

La guerra di Israele contro la Fratellanza Musulmana non è però un conflitto che riguarda solo lo Stato Ebraico. Riguarda molto da vicino anche noi europei perché i Fratelli Musulmani sono già da tempo tra di noi.

Stiamo commettendo lo stesso errore commesso dai governi israeliani, ci fidiamo di loro. Li definiamo “islam moderato” e non facciamo caso al fiume di denaro che in particolare Qatar e Turchia riversano sui loro conti ben travestiti da “centri culturali”, da moschee o da altre attività.

Metaforicamente parlando, stanno scavando tunnel sotto di noi. Una parte non trascurabile dei Fratelli Musulmani in Europa spera in un 7 ottobre europeo.

Ecco contro chi combatte oggi Israele, ecco per chi combatte Israele. Non solo contro l’Iran e non solo per la sua sopravvivenza. Dobbiamo uscire dal torpore in cui siamo caduti, dalla trappola ben congegnata del “martirio di Gaza”. Israele combatte anche per noi. Per questo non lasciamo che lo faccia inutilmente.

Cominciamo sin da subito a inserire la Fratellanza Musulmana nella lista delle organizzazioni terroristiche. Cominciamo a considerare la Turchia del dittatore Recep Tayyip Erdogan, che mira a diventare califfo, quantomeno come un paese “non amico”. Cominciamo con il controllare meglio i mille rivoli dello Zakat, la carità islamica, che spesso copre il finanziamento di centri islamici quantomeno dubbi se non addirittura il finanziamento del terrorismo islamico.

Impariamo da Israele, impariamo da quella tragedia che è stata il 7 ottobre 2023 perché quello che è successo in Israele può succedere anche qui. Le persone sono le stesse, le idee sono le stesse, come lo stesso è il fanatismo religioso che spinge la Fratellanza Musulmana. Non fidiamoci.

Franco Londei

Esperto di Diritti Umani, Diritto internazionale e cooperazione allo sviluppo. Per molti anni ha seguito gli italiani incarcerati o sequestrati all’estero. Fondatore di Rights Reporter