Israele e Hamas: quali sono i numeri certi del conflitto?

I social, anche quelli di "persone importanti", sono pieni di numeri non verificati, a volte incredibili. Cerchiamo di fare un punto
6 Settembre 2024
numeri guerra israele hamas

Sin dall’inizio del conflitto tra Israele e Hamas c’è stato un fiorire di numeri assolutamente non verificati, in special modo da parte palestinese e/o filo-palestinese.

In particolare abbiamo assistito al miracolo della tecnologia in tempo reale nel conteggio delle vittime civili che il famigerato “ministero della salute di Hamas” era in grado di dare a pochi minuti da un bombardamento o da uno scontro a fuoco.

La cosa assurda è che pur essendo chiaramente una cosa inventata di sana pianta – perché è impossibile quantificare le vittime di un bombardamento in pochi minuti o ore – tutte le agenzie del mondo rilanciavano i numeri forniti da Hamas dandogli quindi credibilità.

È un giochetto che abbiamo già visto nelle precedenti guerre tra Israele e Hamas dove venivano dati i numeri delle vittime civili dei bombardamenti – sempre in maggioranza donne e bambini perché fa più impressione – salvo poi scoprire a fine conflitto che erano ampiamente gonfiati, anche di 1 a 30.

Alla prima bomba i palestinesi parlano di strage, alla seconda bomba parlano di carneficina, alla terza bomba parlano di genocidio. Il metro è questo.

Dunque, il famigerato ministero della salute di Hamas parla oggi di oltre 40.000 vittime civili, naturalmente in maggioranza donne e bambini. Sui social c’è gente che senza alcun riscontro ipotizza 10.000 bambini morti, altri sostengono che sono 20.000. Al Jazeera ne pubblica addirittura i nomi, prontamente rilanciata dai tromboni antisemiti a cui non pare il vero di accusare Israele di “genocidio”. Un po’ come a quelli di Hamas, dei morti reali non importa niente a nessuno.

La realtà è che non ci sono numeri precisi dei morti semplicemente perché è impossibile quantificarli in questo momento. Allora cosa sappiamo di preciso? Che i palestinesi morti in combattimento, quindi parliamo di combattenti di Hamas, sono oltre 13.000. Lo sappiamo perché ci sono i corpi e perché l’IDF tine il conto dei terroristi uccisi. E anche in questo caso i numeri sono approssimativi.  

Tra questi ci sono una discreta quantità di bambini soldato di Hamas, bambini o ragazzini a cui viene messo in mano un mitra e lanciati contro l’IDF come carne da macello, il tutto senza che una misera ONG qualsiasi abbia sollevato un sopracciglio, nemmeno quelle che a parole si battono contro l’uso dei bambini soldato.

Dunque, dicevamo dei numeri certi. Nessuno, e ribadisco NESSUNO, è in grado di dare il numero delle vittime, il numero delle case distrutte e via dicendo. Su X (Twitter) girano immagini della Siria spacciate per Gaza. Questo ci da parecchio da pensare. Se hai immagini di Gaza perché usare quelle della Siria?

A proposito delle diffuse distruzioni di abitazioni civili, togliendo quelle bombardate dall’IDF perché covi terroristici, o quelle distrutte accidentalmente, nessuno parla degli oltre 9.000 razzi di Hamas difettosi e ricaduti sulla Striscia. Avete una pallida idea di quanto possono distruggere e uccidere 9.000 razzi? In questo caso possiamo quantificarli perché il cielo di Gaza è stato accuratamente monitorato dai sistemi di difesa israeliani. Ogni singolo lancio.

Di solito quando metti in difficoltà sui numeri un anti-israeliano si rifugia in corner con affermazioni del tipo «anche un solo bambino morto è troppo». Giusto, un discorso che vale in ambo i sensi. Che sia un bambino arabo o che sia israeliano. Ma soprattutto che tenga conto del fatto che un israeliano non mette un mitra in mano a un bambino o ragazzino e lo manda a morte certa come fanno gli arabi di Hamas.

Ricapitolando:

  • [A] I numeri sulle vittime civili a Gaza non sono assolutamente verificabili. L’Unica fonte è Hamas che ha tutto l’interesse a gonfiare all’inverosimile i numeri dato che ha visto che le agenzie riprendono tout court le loro veline, anche quando palesemente ammettono di non avere idea dei numeri reali.
  • [B] Durante la prima fase della guerra quando Hamas ha lanciato decine di migliaia di razzi destinati a Israele, almeno 9.000 di questi erano difettosi e sono ricaduti sulla Striscia contribuendo alla vasta distruzione di Gaza e ad alzare il numero delle vittime civili. Iconico il razzo della Jihad Islamica ricaduto sul parcheggio dell’ospedale al Ahli Arab. Dopo 10 minuti Hamas diffondeva la prima velina che parlava di un bombardamento israeliano su un ospedale che aveva provocato centinaia di morti (cinquecento). Velina prontamente diffusa da tutti i media mondiali. Furono i video a dimostrare che era un razzo arabo difettoso ad essere ricaduto sull’ospedale, ma già tutto il mondo incolpava Israele. Tra parentesi i morti furono (credo) una quarantina.
  • [C] Quando si parla di bambini o adolescenti uccisi occorre fare distinzione tra vittime innocenti e bambini soldato di Hamas. Secondo fonti di intelligence i bambini o gli adolescenti combattenti sono tra i 12.000 e i 18.000. Secondo l’Institute for the Study of War (ISW) «i combattenti di Hamas sono in gran parte reclutati tra i minori disoccupati, di età inferiore ai 18 anni. Circa 50.000 giovani di Gaza sotto i 18 anni si sono registrati per la formazione sulla “sicurezza”». I bambini soldato morti in combattimento vengono quindi conteggiati tra le vittime riconducibili ad Hamas oppure sono compresi in quel «in maggioranza donne e bambini» che conclude tutte le veline di Hamas e che tanto eccita i pro-pal nostrani?
  • [D] C’è poi una cosa che non riesco a spiegarmi. Nessun giornalista può entrare a Gaza, eppure Hamas ci informa che sono centinaia i giornalisti uccisi, tutti accreditati da al Jazeera (guarda caso). Non vorrei che dietro quel giubbetto con la scritta “press” si nascondesse in realtà un membro di Hamas, come nel caso di Abdallah Aljamal, noto giornalista di al Jazeera che teneva gli ostaggi a casa sua.

Franco Londei

Esperto di Diritti Umani, Diritto internazionale e cooperazione allo sviluppo. Per molti anni ha seguito gli italiani incarcerati o sequestrati all’estero. Fondatore di Rights Reporter

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