Israele ha confermato ufficialmente che la notte tra il 5 e il 6 settembre 2007 attaccò e distrusse il reattore nucleare di al-Kibar, nella regione di Deir ez-Zor, nella Siria orientale.
L’operazione, denominata in codice “Outside the Box”, necessitò di una lunga preparazione (sei mesi) resa più difficoltosa dalla necessita dell’assoluta segretezza.
Era da molto tempo che gli israeliani monitoravano la costruzione, avvenuta in segreto con l’aiuto della Corea del Nord, del reattore nucleare siriano e l’operazione “Outside the Box” scattò nel momento in cui l’intelligence israeliana ritenne che l’opera fosse quasi alla fine. Entro tre mesi il reattore sarebbe infatti diventato operativo.
«Questo è stato in realtà il più significativo attacco israeliano in territorio siriano dopo la guerra dello Yom Kippur» ha detto l’attuale capo di stato maggiore dell’esercito israeliano, il generale Gadi Eizenkot, che all’epoca era a capo del comando settentrionale.
L’IDF ha pubblicato il video dell’operazione con i dialoghi in ebraico tra i piloti e il comando nel quale si sente il pilota dire “Cobra è chiaro, sono sul bersaglio» e il comando rispondere «va bene» e poi tutta la preparazione e infine l’impatto distruttivo.
«Solo poche persone erano al corrente dell’operazione» dice ancora il Generale Gadi Eizenkot. L’attacco non poteva essere più rimandato perché se il reattore fosse entrato in funzione c’era il rischio molto alto che la ricaduta di elementi radioattivi colpisse la popolazione.
Perché l’ammissione arriva proprio ora?
In molti si sono chiesti perché l’ammissione ufficiale da parte di Israele arriva proprio ora dopo che per anni, sebbene tutti sapessero che era una operazione israeliana, il tutto è stato gelosamente custodito nelle più segrete stanze della intelligence israeliana. E’ una domanda a cui non è facile rispondere. Secondo alcuni osservatori il motivo va ricercato nelle dichiarazioni dell’allora Segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, che secondo un documento pubblicato da Wikileaks nel 2008 disse che gli americani avevano discusso con gli israeliani di questa operazione a livello politico ma che poi la decisione di agire fu tutta israeliana e che solo dopo gli americani vennero messi al corrente. In sostanza gli israeliani vorrebbero ribadire che quando si tratta di sicurezza di Israele non aspettano nessuno e non chiedono il permesso a nessuno anche se questo potrebbe voler dire lo scoppio di un conflitto anche di vaste proporzioni, come quello che all’epoca poteva scoppiare con la Siria.
Non si tratterrebbe quindi di un messaggio all’Iran come può sembrare, o comunque non solo, sembrerebbe più un messaggio all’amministrazione americana per ribadire che se non sarà Washington a risolvere il problema del nucleare iraniano lo farà Israele esattamente come ha fatto con il nucleare siriano.
E a parziale conferma di quanto detto sopra ci sono ancora le parole del capo di Stato maggiore Israeliano: «Oggi, quando guardiamo al Medio Oriente, comprendiamo quanto questa operazione sia stata influente e come abbia cambiato la realtà sul terreno. Immaginate se oggi ci fosse un reattore nucleare in Siria, in che tipo di situazione ci troveremmo» ha detto il Generale Gadi Eizenkot alla stampa. E come dargli torto?