Iran: è tempo di una nuova rivoluzione. Ma l’occidente la deve supportare

9 Febbraio 2019

Sono passati 40 anni dalla rivoluzione islamica e in Iran non c’è traccia di democrazia. Le promesse pre-rivoluzione del grande ayatollah Ruhollah Khomeini sono state tutte disattese.

Chi anche allora si aspettava un nuovo ciclo volto a trasformare l’Iran in un paese democratico, rispettoso delle minoranze e dei diritti delle donne si è dovuto ben presto ricredere.

Una volta salito al potere l’ayatollah Ruhollah Khomeini ha fatto tutto il contrario di quanto promesso. In poco tempo ha stabilito un regime teocratico islamico, massacrato senza pietà decine di migliaia di oppositori (40.000 oppositori massacrati solo nel 1988), introdotto la sharia più integralista e insieme al chierici si è diviso il potere lasciando al popolo iraniano solo il ricordo delle sue promesse di democrazia.

In questi 40 anni la rivoluzione islamica iraniana ha prodotto solo soprusi a non finire, crudeltà verso gli oppositori, uno stato che lo scrittore iraniano Misagh Parsa descrisse come «uno Stato esclusivo» dove le promesse di democrazia ante-rivoluzione sono state ben presto accantonate a favore della sharia e dei soprusi verso il popolo iraniano.

Il regime governato dai chierici ha bandito l’alcool e la musica, ha lanciato una campagna repressiva che ancora oggi rimane inalterata contro chi si oppone al regime degli Ayatollah, una repressione fatta di uccisioni, fustigazioni pubbliche (e non solo per punire gli adulteri), lapidazioni, lunghe terribili detenzioni. Tra il 1979 e il 2009 il regime ha arrestato, imprigionato o ucciso almeno 860 giornalisti, secondo Reporter senza frontiere.

In 40 anni di rivoluzione islamica il popolo iraniano si è impoverito mentre i chierici e i loro sodali si sono arricchiti a dismisura tanto che oggi sono i Guardiani della Rivoluzione (pasdaran) a controllare il 90% dell’economia iraniana.

E ancora oggi c’è chi in occidente ritiene l’Iran una democrazia, seppure con i suoi limiti, e non un regime islamico violento e costrittivo.

Invece dopo 40 anni le urla dei torturati rimbombano ancora nel carcere di Evin esattamente come al tempo dello Scià.

Molti iraniani oggi hanno realizzato che i loro leader sono corrotti e inetti e che le promesse di democrazia si sono infrante contro il muro della teocrazia islamica.

Dopo le proteste del 2009 che videro la nascita e la prematura morte del Movimento verde, nel dicembre del 2017 sono riprese le proteste che, sebbene represse con violenza, proseguono ancora.

In molti hanno visto in queste nuove proteste l’inizio di una nuova rivoluzione iraniana, questa volta mirata veramente alla democrazia, ma il popolo iraniano non lo può fare da solo come hanno dimostrato le oceaniche proteste del 2009 represse in un mare di sangue.

Nel 2009 il mondo occidentale rimase immobile mentre i giovani del Movimento verde venivano massacrati o incarcerati, tutti plaudivano la rivolta ma nessuno l’ha materialmente supportata abbandonando quei giovani alla morte o a lungi periodi di detenzione.

Ora timidamente si apre un’altra finestra di possibilità ma serve un sostegno esterno degno di questo nome, senza vergogna, senza calcoli politici, senza timori di sorta, un sostegno aperto e dichiarato al popolo iraniano. Non una invasione, non un intervento armato, serve che il popolo iraniano sappia di non essere da solo a combattere il regime islamico. Sarà il popolo iraniano a destituire il regime, nessun altro.

E’ tempo di una nuova rivoluzione iraniana, una rivoluzione che porti finalmente la democrazia per un popolo millenario, operoso e pacifico che non si merita questo regime.

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