L’Amministrazione americana ha fatto quello che sostanzialmente è un importante passo indietro sul nucleare iraniano.
Ieri il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Ned Price, ha detto che “gli Stati Uniti e l’Iran sono molto lontani da un ritorno all’accordo sul nucleare iraniano”.
Price ha detto che i primi passi di Washington sono stati verso una seria consultazione con gli alleati regionali e che fino ad ora nessuno avrebbe parlato o trattato con l’Iran.
Gli Stati Uniti si sarebbero consultati con Israele, con gli Emirati Arabi Uniti e con il Baharain i quali hanno espresso un marcato dissenso in merito a un ritorno all’accordo sul nucleare iraniano così come era stato impostato nel 2015.
Non si parla di consultazioni con l’Arabia Saudita che pure dovrebbe essere, dopo Israele, il più forte alleato regionale per gli Stati Uniti.
Domenica scorsa il Segretario di Stato americano, Antony Blinken, aveva ammonito in merito al fatto che l’Iran fosse a pochi mesi dall’avere abbastanza materiale fissile per un ordigno nucleare.
Pochi giorni fa il Ministro della Difesa israeliano, Benny Gantz, aveva detto che Israele era pronto a intraprendere una azione militare contro l’Iran se fosse stato necessario.
Israele è fermamente contrario a un ritorno all’accordo del 2015 ma non è chiaro se sarebbe contrario anche a un accordo molto più stringente rispetto al JCPOA studiato da Obama.
Quello che è chiarissimo a tutti è che i tampi stringono e che probabilmente Teheran cercherà in tutti i modi di guadagnare tempo per raggiungere la tanto agognata bomba, attività nella quale gli iraniani sono molto bravi.
Tuttavia Israele, come detto da Benny Gantz, non si può permettere il lusso di aspettare i comodi di Washington e di Teheran, ragion per cui un intervento militare sulle centrali nucleari iraniane rimane sempre all’ordine del giorno.
Il fatto che Washington non stia trattando con Teheran è una buona notizia ma non basta per tranquillizzare Gerusalemme.
Seguici su…