Il destino del Libano appeso agli eventi del Golfo. E l’Europa ancora tace

By Sarah G. Frankl - Writer

Il destino del Libano appeso agli eventi del Golfo. È questo che emerge da una serie di rapporti giornalistici e soprattutto della intelligence israeliana.

«Il Libano è ostaggio di Hezbollah e dell’Iran» ci dice una funzionario libanese che vuole rimanere anonimo.

«I leader del Partito di Dio non fanno mistero che se dovesse scoppiare una guerra nel Golfo tra Iran e Stati Uniti non esiteranno un attimo ad obbedire agli ordini di Teheran e attaccheranno Israele» continua il funzionario.

«Lo dicono così apertamente che il fatto è sconvolgente perché questo vorrebbe dire trascinare il Libano in una guerra che sarà devastante per il Paese».

Poi aggiunge: «la maggioranza dei libanesi non vuole una guerra con Israele per conto dell’Iran, la giudica un suicidio e soprattutto non è disposta a sacrificare il Paese per fare un favore agli Ayatollah» conclude.

Questa volta spareremo il primo colpo

Purtroppo i timori del funzionario libanese sono più che giustificati. In una intervista al quotidiano Daily Beast alcuni ufficiali di Hezbollah hanno ammesso che il Partito di Dio si sta organizzando per un attacco a Israele nel caso da Teheran lo richiedessero. «Questa volta spareremo il primo colpo» ha detto un ufficiale di Hezbollah al quotidiano americano.

L’intelligence israeliana conferma che i miliziani di Hezbollah si stanno posizionando lungo il confine tra Libano e Israele e sulle Alture del Golan nonostante qualche giorno fa avevano fatto intendere che stavano abbandonando la Siria.

Sono decine e decine i depositi di armi e missili individuati dalla intelligence israeliana nel sud del Libano dove, per altro, è ancora in piedi l’inutile missione di UNIFIL che in caso di guerra rischia di trasformarsi in uno scudo umano per i terroristi. Tra questi depositi vi sono moltissime abitazioni civili e persino scuole.

Lo strano silenzio europeo

Quello che stupisce il funzionario libanese non è solo la franchezza con la quale Hezbollah ammette di essere pronto a dare il via alla guerra se richiesto da Teheran, è rimasto stupito dall’indifferenza dell’Europa di fronte a un rischio così grave per il Libano.

«Qualche giorno fa funzionari libanesi e israeliani si sono incontrati, con la mediazione europea, per stabilire i confini marittimi tra i due Paesi» ci dice il funzionario libanese. «Eppure, sebbene ne avessero la possibilità, da Bruxelles non è stata spesa nemmeno una parola sul gravissimo rischio che incombe sul Libano, come se le parole di Hezbollah non fossero mai state pronunciate».

«Se fosse davvero Hezbollah a sparare il primo colpo contro Israele gli israeliani avrebbero tutte le ragioni di reagire attaccando il Libano» continua il funzionario. «Eppure questo non sembra impensierire gli europei, molto più attenti a non rovinare il business con l’Iran che al destino del Libano».

«Mi aspettavo qualcosa dagli europei, magari un dura presa di posizione contro Hezbollah che rischia di trascinare il Libano in una guerra devastante che ci metterebbe in ginocchio. Invece niente, come se fosse tutto uno scherzo».

E noi aggiungiamo che oltre al silenzio europeo c’è anche quello di UNIFIL (e quindi dell’ONU) a destare stupore.

Eppure UNIFIL è nel sud del Libano proprio per evitare una guerra tra Israele ed Hezbollah, o almeno così dovrebbe essere, anche se sappiamo che è proprio grazie alla presenza di UNIFIL che il Partito di Dio ha potuto riarmarsi pesantemente.

«Il destino del Libano dipende da quello che succederà a migliaia di chilometri, nelle acque del Golfo Persico» dice ancora il funzionario libanese.

«Questo è frustrante perché ci fa rendere conto della nostra impotenza, ci fa rendere conto che noi non possiamo fare nulla per incidere sul futuro del nostro Paese».

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Vive nel sud di Israele. Responsabile della redazione e delle pubblicazioni Breaking News. Cura i social di Rights Reporter. Esperta del settore informatico. Hacker Etica