Il coraggio di Malala: contro l’Islam integralista c’è speranza

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Malala, una piccola bambina coraggiosa che non solo ha sfidato a viso aperto i talebani, ma ha dato una lezione di stile e di coerenza alle Nazioni Unite, ridotte ormai a simbolo dell’inefficienza e della inutilità. Malala, con in testa il velo che fu di Benazir Bhutto a ricordare il sacrificio di un’altra grande donna pachistana vittima dell’estremismo islamico.

Uno scricciolo in cima a quel palco che ha sferzato i tanti dignitari mondiali, che ha sfidato apertamente i talebani e ha invitato tutto il mondo a lottare contro l’islam integralista che vorrebbe riportare l’umanità al Medio Evo.

Che bella che era Malala, con la sua vocina da ragazzina ma sferzante come una frusta nel silenzio, urlare senza gridare che non ha paura dei talebani che la volevano uccidere per ridurla al silenzio e che non solo non ci sono riusciti, ma hanno rafforzato la sua volontà di lottare per i Diritti.

In pochi minuti Malala ha cancellato i tanti finti premi Nobel per la Pace che con leggerezza sono stati attribuiti ai più incredibili personaggi, da Arafat a Obama passando per ElBaradei. Lei è veramente da Premio Nobel per la pace anche se siamo sicuri che a Stoccolma troveranno sicuramente il modo di non conferirglielo, troveranno qualche altro assurdo personaggio politicamente più corretto. Perché se c’è una cosa che Malala non è, certamente è l’essere politicamente corretta. Lei è diretta e va dritta al punto, come ha sempre fatto.

Malala è la speranza vivente che l’Islam integralista può essere sconfitto, che le ragazze e le donne oppresse nel mondo islamico hanno una speranza. Certo, siamo solo all’inizio e una bambina da sola, per quanto determinata, non può lottare contro l’intero mondo islamico. Ma la luce è accesa e loro, gli integralisti (e non solo), faranno di tutto per spegnerla. Non glielo dobbiamo permettere e non dobbiamo fidarci nemmeno di chi si professa “moderato” senza però pronunciare parole chiare e inequivocabili. Perché è questo quello che fanno i cosiddetti “islamici moderati”, si ammantano di moderazione senza mai condannare apertamente l’estremismo. E sono i più pericolosi.

Che le diano o meno il Nobel per la Pace, Malala ha squarciato il buio del silenzio e solo per questo la dovrebbero fare Patrimonio dell’Umanità e come tale difenderla e sostenerla. Se adesso la lasciamo (di nuovo) sola a combattere contro queste bestie, se continuiamo a ignorare le grida d’aiuto delle donne e delle bambine oppresse dall’islam integralista, allora non avremo appreso niente dalla fantastica giornata di ieri. C’è speranza, c’è speranza……

Amina A.

redazione

Le redazioni italiana e israeliana di Rights Reporter

1 Comment Lascia un commento

  1. La grande ragazzina Malala ha fatto vergognare tutti i presenti con il suo discorso diretto e franco. Gli unici che non hanno battuto ciglio sono tutti quei rappresentanti dei paesi islamici che di democratico hanno solo le pulci che scorrazzano tra i peli dei loro cammelli, ma che hanno il sopravvento e la maggioranza in seno all’ONU. Il coraggio di Mslala, prima e dopo la vile aggressione, non deve essere dimenticato ne’ fatto passare come un fatto quotidiano al quale fare un’ abitudine, ma portato nelle piazze e mostrato difronte alle ambasciate di quei Paesi che ammorbano la libertà delle donne. Essere con Malala dovrebbe essere il primo pensiero, se non di Obama, di sua moglie e delle sue figlie, ma le donne, anche di un certo rango, prediligono impegnarsi in altre faccende tipo giardinaggio e/o beneficenza.

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