Etichettatura dei prodotti israeliani: la UE arrogante viola il Diritto internazionale

4 Novembre 2015

La UE con l’introduzione a breve della etichettatura/marchiatura dei prodotti israeliani provenienti dalla West Bank viola il Diritto Internazionale. A sostenerlo è il politico olandese Bastian (Bas) Belder il quale fa notare come la UE non abbia usato lo stesso sistema con i prodotti provenienti dal Sahara occidentale occupato dal Marocco o dalla parte occupata di Cipro, invasa dalla Turchia. Non solo, Bastian (Bas) Belder parla di “atto palesemente discriminatorio” nei confronti di Israele e questo viola sia il Diritto Internazionale che diverse convenzioni europee.

Respinge le accuse mosse all’Europa da Bastian (Bas) Belder, l’attuale ambasciatore europeo in Israele, Lars Faaborg-Andersen, il quale intervistato da Arutz Sheva nega che la decisione di etichettare/marchiare i prodotti israeliani provenienti dalla West Bank sia “una decisione politica” ma sarebbe una “questione tecnica”.

Secondo Andersen «la decisione di etichettare i prodotti provenienti dalla West Bank è una decisione che risale al 2012 ed è una scelta tecnica prettamente giuridica che non si presta a trattative con Israele». Secondo Andersen «è una questione di Diritto, il Diritto dei consumatori europei ad essere informati sulla provenienza dei prodotti che acquistano», Diritto che però molto stranamente viene applicato solo contro Israele come fa notare anche il professor Eugene Kontorovich della Northwestern University.

A dare man forte ad Andersen è l’ambasciatore francese in Israele, Patrick Maisonnave, il quale sempre intervistato da Arutz Sheva afferma che «la scelta di etichettare/marchiare i prodotti israeliani provenienti dalla West Bank è la logica conseguenza di una dichiarazione del Parlamento Europeo che considera illegali gli insediamenti». E quando i giornalisti di Arutz Sheva gli fanno notare che i primi a essere danneggiati da questa scellerata scelta europea sono i lavoratori palestinesi l’ambasciatore francese svia la domanda e parla di “un danno limitato per l’economia israeliana” ma non dei danni sui lavoratori e sulla economia palestinese. Danni che invece ci sono e piuttosto importanti, aggravati oltre tutto dalla attuale ondata di violenza palestinese che sta investendo i cittadini israeliani. Stime esatte ancora non ce ne sono, ma si pensa che saranno qualche migliaio le famiglie palestinesi che perderanno gli introiti derivanti dal lavoro svolto nelle aziende israeliane che producono nella West Bank rimanendo senza alcuna entrata finanziaria. Se questo è il modo europeo di aiutare i palestinesi…

Scritto da Sarah F.

redazione

Le redazioni italiana e israeliana di Rights Reporter

4 Comments Lascia un commento

  1. Peccato che sia impossibile trasferire le aziende ad alta tecnologia in Giudea e Samaria. Vorrei vedere la UE boicottare le innovazioni delle start up nel campo biomedicale, informatico, farmaceutico ecc.

  2. Sono cittadino italiano e siccome il mio paese e’ tra quelli che hanno appoggiato tale infame iniziativa che
    ricorda molto da vicino, il boicottaggio nazista dei negozi di ebrei, non appena tale normativa, razzista e
    discriminatoria sara’ applicata, evitero’ con tutte le mie forze di acquistare prodotti italiani.Non comprero’
    piu’ auto FIAT ne viaggero’ piu’ su ALITALIA etc etc. nel mio piccolo consigliero’ a tutte le persone che
    conosco, ad amici parenti e clienti o semplici conoscenti di fare altrettanto.Non posso boicottare tutti i
    prodotti europei, almeno fino a che risiedero’ in Italia, la mia bella patria ormai sottomessa all’islam e schiacciata sotto i piedi di una eurabia filoaraba e antisemita, ma nel mio piccolo in questo modo, daro’ la mia solidarieta’ allo Stato di Israele

  3. Noi siamo un paese piccolo anche economicamente e quindi boicottare prodotti europei avrebbe conseguenze economiche minime… Ma dovremmo ugualmente etichettarli…cosí chi vuole non li compra.
    Smettere di permettere l’uso dei nostri brevetti e tecnologie (da medicine, a vaccini, a tecnologia medica a tecnologia computeritsica) ai paesi che ci boicottano è altresí difficile se non impossibile…
    Ma, visto che ci stiamo dirigendo sempre piú verso mercati MOLTO piú importanti dell’Europa (Australia, Canada, Cina, Giappone, India e USA) e vista la prossima totale indipendenza energetica (gas e petrolio), possiamo goderci la benedizione che il Signore mise in bocca a Bil’am che invece voleva maledirci, e tale benedizione è “הֶן עָם לְבָדָד יִשְׁכֹּן וּבַגּוֹיִם לֹא יִתְחַשָּׁב” cioè “Sono un Popolo che vive a parte e che non si conta tra le Genti” (Bamidbar/Numeri 23:9)

  4. Sembra che anche la Religione Islamica e quella Cristiana, siano prodotti Israeliani…Ma considerando l’uso che ne stanno facendo…Ci pensera’ Dio, se c’e’, a boicottarli. Se non c’e’, si boicotteranno comunque tra loro, nei modi piu’ scorretti possibili e per moltissimi anni a venire. Il Tempo e’ Galantuomo…Lento da vomito ma Galantuomo.-

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