Oggi si terranno le tanto attese elezioni in Iran dalle quale uscirà il nome del nuovo Presidente della Repubblica Islamica. A contendersi la presidenza sono Masoud Pezeshkian, considerato mediamente moderato, e l’ultraconservatore Saeed Jalili.
Ora, le speranze in Occidente sono che vinca il cosiddetto “moderato” Pezeshkian piuttosto che il “talebano” Jalili, perché secondo quasi tutti gli analisti il primo sembrerebbe disposto ad aperture verso l’occidente, sembrerebbe meno rigido sul velo delle donne ecc. ecc.
In Iran tutte queste cose, queste “speranze”, non ci sono e a dimostrarlo c’è l’astensionismo record visto al primo turno quando solo il 40% degli aventi diritto si è recato a votare.
In Iran sanno bene che a prescindere da chi sarà il Presidente della Repubblica, tutto il potere resta nelle mani degli Ayatollah e, forse più ancora, dei Guardiani della Rivoluzione Islamica – IRGC – i quali detengono il potere militare, quello economico e quindi possono condizionare quello politico.
In occidente sono tutti convinti che a determinare le politiche iraniane sia il combinato disposto formato dal Grande Ayatollah Ali Khamenei (la guida suprema) e dal Presidente. In parte è anche vero, ammesso però che le loro decisioni non si vadano a scontrare con gli interessi delle IRGC.
All’apparenza i Guardiani della Rivoluzione Iraniana dipendono da Khamenei e perseguono le sue direttive. In realtà le IRGC sono uno Stato nello Stato che controlla oltre il 90% delle attività economiche e militari dell’Iran. Un potere immenso che non è al servizio degli Ayatollah come si crede, ma è unicamente al servizio di se stesso.
Lasciano che gli Ayatollah decidano sulle cose religiose, sul velo, sul divorzio, sugli affari relativi alla famiglia, sui Diritti delle donne ecc. ecc. ed insieme alla Presidenza decidono su quel poco di welfare che c’è, sulle università e sulle micro-economie, ma quando si tratta di prendere decisioni di politica estera, decisioni militari, sul programma nucleare o macroeconomiche, comprese alleanze strategiche, a decidere solo i Guardiani della Rivoluzione, né Khamenei né il Presidente della Repubblica.
Gli iraniani queste cose le sanno benissimo, ecco perché non vanno a votare. Sanno che il loro voto inciderà pochissimo sulle loro vite, sui loro Diritti e sulle loro aspettative. Fino a quando ci saranno le IRGC a difendere gli Ayatollah, i Mullah, le polizie morali e tutto quanto di peggio ci possa essere in Iran, non ci sarà alcuna speranza di uscire dall’incubo.
Gli analisti e i giornalisti “professionisti” si stanno sperticando in analisi di ogni tipo per capire cosa cambierà con le votazioni in Iran. Tranquilli, basta chiederlo agli iraniani. Non cambierà un bel niente, a prescindere dal fatto che vinca il “moderato” Masoud Pezeshkian o che vinca il “talebano” Saeed Jalili.