Ecco chi è il vero nazista tra Putin e Zelensky

Abbiamo visto tutti il terribile video nel quale un soldato russo brandisce il teschio di un soldato ucraino e afferma che la Russia non combatte gli ucraini in carne ed ossa ma combatte l’idea stessa che ci possa essere l’Ucraina.

Il macabro spettacolo del soldato russo con il teschio e soprattutto le sue parole ci confermano che Putin voleva un genocidio degli ucraini e che l’idea di uccidere quanti più ucraini possibile non era solo una sua idea.

Tre giorni prima dell’inizio della guerra tra Russia e Ucraina Vladimir Putin ha tenuto un discorso in cui metteva in discussione l’idea dell’Ucraina come nazione distinta dalla Russia, oltre a sottolineare le rivendicazioni storiche della Russia sui territori ucraini.

Il 22 febbraio, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha messo ulteriormente in discussione il diritto alla sovranità dell’Ucraina.

Voglio essere più chiara, almeno quanto lo sono stati Putin, Lavrov e il soldato russo con il teschio: la guerra in Ucraina non è una guerra di conquista ma è una guerra per cancellare un popolo, una nazione e l’idea stessa di quel popolo e di quella nazione.

Discorsi simili li abbiamo ascoltati solo dai nazisti contro gli ebrei e successivamente dagli arabi e dagli iraniani sempre contro gli ebrei e contro Israele, contro l’idea stessa di un popolo e di uno stato ebraico.

Il video del soldato russo con il teschio che incita a uccidere quanti più ucraini possibile è la rappresentazione di quello che è la Russia di Putin.

Non è un caso che i migliori alleati dei russi siano i nazisti iraniani, anche loro ormai entrati nell’aggressione all’Ucraina come fornitori di armi a Mosca.

Come non è un caso che i russi o i loro mercenari, come il Gruppo Wagner, commettano con facilità ogni tipo di crimine di guerra in qualsiasi teatro in cui siano coinvolti. Sono nazisti e massacrare, violentare, distruggere e cancellare è quello che fanno i nazisti.

Maurizia De Groot Vos

Italo-Israeliana, Analista senior per il Medio Oriente ed Eurasia. Detesta i social ma li ritiene un male necessario. Vive a Bruxelles

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