Hezbollah interviene anche in Iraq. È questo che fonti riservate e qualificate a conoscenza dei fatti hanno riferito alla intelligence israeliana.
Secondo numerose fonti, subito dopo la morte di Qassem Soleimani il gruppo terrorista libanese avrebbe iniziato un percorso volto a proseguire la strada aperta proprio da Soleimani, cioè l’unificazione e il coordinamento dei gruppi terroristici che fanno capo a Teheran e che operano in Medio Oriente.
Stando a quanto riferiscono le fonti, già poche ore sopo l’uccisione del generale iraniano importanti comandanti di Hezbollah avrebbero incontrato i loro parigrado iracheni con l’obiettivo di “consolidare il controllo sul Medio Oriente” che in sostanza significa proseguire il lavoro iniziato dal Generale Soleimani.
Le riunioni avevano lo scopo di coordinare gli sforzi politici e militari delle varie milizie sciite irachene, spesso divise tra di loro, al fine di prendere il controllo politico e militare dell’Iraq.
Le milizie sciite irachene sono fondamentali affinché Teheran prenda il controllo totale dell’Iraq, ma agli iraniani servono unite e coordinate, esattamente il lavoro che stava facendo Soleimani prima di essere ucciso.
Il coinvolgimento di Hezbollah in Iraq segna un salto di qualità del gruppo terrorista libanese fondato dai Guardani della Rivoluzione Islamica che ora diventa centrale non solo per il controllo della Siria ma anche del ben più importante territorio iracheno.
Secondo l’intelligence israeliana l’uomo di punta di Hezbollah in Iraq è lo sceicco Mohammad al-Kawtharani, ciè l’uomo che all’interno del gruppo terrorista libanese ha lavorato più a lungo e più a stretto contatto di Qassem Soleimani.
La scelta è caduta su Kawtharani proprio per riprendere da dove aveva lasciato Soleimani e dare così continuità al suo lavoro.
Proprio Kawtharani sarebbe stato decisivo nella scelta del nuovo Primo Ministro iracheno, Mohammed Tawfiq Allawi, molto gradito a Teheran.
L’intervento di Hezbollah in Iraq non è una buona notizia per nessuno, né per gli iracheni che da mesi protestano in strada perché non vogliono interventi esterni, né per la regione mediorientale che vede aumentare sensibilmente il peso politico e militare di Teheran, ammesso che il piano vada a buon fine.
E non è una buona notizia nemmeno per Israele dato che nei piani degli Ayatollah c’è anche quello di trasformare l’Iraq nel quarto fronte contro Israele dopo quello libanese, quello siriano e quello di Gaza.
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