Donald Trump è compromesso (come minimo)

L'affermazione che «l'Ucraina ha iniziato la guerra» non può essere semplicemente derubricata ad una sciocchezza, è qualcosa di molto più grave
Donald Trump e Putin con i piani per l'Ucraina

Fino a quando ieri sera Donald Trump non ha accusato l’Ucraina di aver iniziato la guerra contro la Russia, non mi ero reso veramente conto di quanto il Presidente americano fosse compromesso. Sovvertire la verità storica a questo livello, portarsi cioè in maniera decisa e innegabile dalla parte dell’aggressore russo può voler dire solo due cose:

A) Donald Trump ha perso il senno

B) Donald Trump è compromesso

In realtà ci sarebbe anche una terza ipotesi ventilata proprio ieri dalla bravissima Nathalie Tocci sul Guardian: «Gli USA di Donald Trump stanno ora sovvertendo l’idea stessa di democrazia liberale per indebolirla, sia negli USA che, come è diventato dolorosamente ovvio, anche in Europa».

Commentando il durissimo intervento di JD Vance alla conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera, Nathalie Tocci scrive che: «Se l’obiettivo di Trump è la neonazificazione della Germania, allora ciò si collega alla russificazione dell’Ucraina, la prima sotto la bandiera della “libertà di parola” e la seconda come invocazione del “buon senso”. Trump e Putin condividono una visione imperiale del mondo, che include una “pace” imperiale per l’Ucraina. È imperiale perché sarà decisa – proprio come a Yalta nel 1945 – dagli imperi; gli Stati Uniti e la Russia, forse con l’aiuto della Cina, ma senza l’Ucraina. È anche imperiale perché concede alle ambizioni imperiali della Russia una sfera di influenza, che Trump condivide, come chiarito dal suo approccio al Canada, al Messico, a Panama, alla Groenlandia e, di fatto, all’Europa nel suo complesso».

Insomma, Donald Trump e la sua banda, tendono decisamente a discostarsi dagli Stati Uniti campioni dell’Ordine Liberale per trasformarsi nel capofila delle autocrazie di estrema destra che insieme alle autocrazie russa e cinese intendono dividere il mondo in aree di influenza per poi dominare ognuno la propria.

Tuttavia anche questa terza ipotesi non vuol dire che Donald Trump non sia compromesso. Per esempio, non sappiamo quasi niente su come sia andata a finire la questione del RussiaGate. Nel 2017, è stata avviata un’indagine sulla possibile interferenza della Russia nelle elezioni presidenziali del 2016 e su eventuali legami tra la campagna di Trump e il governo russo. L’indagine, condotta dal procuratore speciale Robert Mueller, ha portato alla conclusione che, sebbene ci fosse stata interferenza da parte della Russia, non ci fossero prove sufficienti per accusare Trump di collusione con il governo russo. Tuttavia, Mueller ha esaminato anche se Trump avesse ostacolato la giustizia, ma ha lasciato la decisione finale a Congresso e al Dipartimento di Giustizia, che non hanno deciso nulla.

Ora, con il senno di poi e valutando l’attuale comportamento dell’Amministrazione Trump nei confronti della Russia, è impossibile non ripensare al RussiaGate e non sospettare che dietro a tale comportamento non vi sia una sorta di risarcimento a Mosca. L’alternativa sarebbe persino peggiore perché vorrebbe dire davvero che alla Casa Bianca vi si è accasata una manica di nazisti, che per altro non fanno niente per nasconderlo.

Piccola nota a margine: da solido amico di Israele non posso fare a meno di chiedermi cosa ne pensino i miei amici ebrei del fatto che questa Amministrazione americana appoggi apertamente Alternative für Deutschland, un partito manifestamente neo-nazista. Come si concilia questa evidenza con la supposta amicizia a Israele?

Franco Londei

Esperto di Diritti Umani, Diritto internazionale e cooperazione allo sviluppo. Per molti anni ha seguito gli italiani incarcerati o sequestrati all’estero. Fondatore di Rights Reporter

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