Quando Erdogan propose la costituzione di un esercito dell’Islam con l’obiettivo di “riconquistare” Gerusalemme, distruggere Israele per poi dedicarsi a “tutto il resto”, nessuno in occidente (soprattutto la stampa) diede credito alle parole dell’invasato di Istanbul.
La sessione straordinaria della Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC) organizzata appositamente da Erdogan come risposta all’annuncio del Presidente Trump di riconoscere Gerusalemme quale capitale di Israele, era in fin dei conti il palco adatto per permettere a musulmani (arabi e non) di esprimere la loro indignazione e di “mostrare i muscoli”.
Però quell’idea Erdogan non l’ha mai abbandonata, anzi l’ha rilanciata diverse volte durante i vari vertici avuti con altri leader musulmani, specie iraniani e pachistani. Lo sanno bene alcune intelligence, tra le quali quella israeliana, che stanno monitorando con attenzione l’evolversi delle alleanze nell’Islam.
Poi è arrivata la cosiddetta “risposta sunnita”, questa volta apertamente appoggiata dagli Stati Uniti, quella di creare una sorta di NATO araba, la MESA (Middle East Strategic Alliance) che, come dice il nome, è una alleanza strategica tra Paesi arabi del Medio Oriente.
Ufficialmente tra l’Esercito dell’Islam che vorrebbe Erdogan e la NATO araba che vogliono soprattutto i Sauditi, ci sarebbe un abisso. La prima vorrebbe rilanciare una sorta di esercito del califfato deputato alla conquista dell’occidente (dopo aver fatto fuori Israele), mentre la seconda dovrebbe difendere il Medio Oriente e in particolare i Paesi arabi del Golfo dalle mire espansioniste iraniane ma anche contrapporre una forza militare al potente esercito di Ankara che sempre più spesso abbraccia gli interessi persiani.
Insomma, uno sarebbe un esercito prettamente offensivo, mentre l’altro sarebbe una alleanza finalizzata alla difesa.
In realtà le due idee non sono poi così diverse e puntano ambedue a riequilibrare gli equilibri militari in Medio Oriente dove la preponderanza israeliana è più che evidente. Non è un caso che l’Egitto, che sfrutta l’aviazione e l’intelligence israeliana nella sua guerra all’ISIS nel Sinai, si sia ben guardato dall’aderire all’una o all’altra idea.
Troppe armi ai paesi musulmani
Uno dei primi atti ufficiali del Presidente Trump fu quello di concludere con l’Arabia Saudita un accordo miliardario per la vendita di armi e di avanzati sistemi d’arma. Tra questi il sistema di difesa missilistica THAAD (Terminal High Altitude Area Defense) che a Gerusalemme non è piaciuto affatto.
Poi aerei da caccia agli Emirati Arabi Uniti e al Qatar, armi di ogni tipo (leggere e pesanti) al Kuwait ecc. ecc. Gli arabi stano attingendo al supermercato americano delle armi praticamente senza nessun controllo e questo non piace a Israele anche se è costretto ad “abbozzare” per via del fatto che per il momento questi paesi arabi sono dalla stessa parte della barricata israeliana, quella che si contrappone all’Iran. Ma domani cosa succederà?
Dal canto loro gli iraniani e i turchi non stanno certo con le mani in mano. Questa volta ad essere interessato è il mercato russo. La Turchia, sebbene sia un membro della NATO (quella originale) non si è fatta scrupolo di comprare missili S-400 dalla Russia, e non sappiamo cos’altro hanno in serbo Putin ed Erdogan, mentre l’Iran nonostante le sanzioni continua a comprare componentistica avanzata russa da installare sui loro missili auto-prodotti, oltre a vari sistemi d’arma difensivi (tra i quali gli S-300).
Il problema dei proxy
Il problema che USA e Russia stanno (non si sa quanto volontariamente) sottovalutando è la tendenza che hanno i paesi musulmani a “delegare” le loro guerre ai vari proxy che hanno creato nei vari teatri.
Per esempio Hezbollah e Jihad Islamica sono proxy dell’Iran, Hamas è un proxy della Turchia, ISIS e Al Qaeda sono legati ai paesi sunniti del Golfo e via dicendo. Cosa garantisce che una parte di questo immenso fiume di armi non finisca in mano ai proxy delle varie potenze musulmane? Le milizie islamiche che stanno attaccando il Kudistan siriano (in buona parte ex ISIS ed ex Al Qaeda) sono armate dalla Turchia e anche se in molti casi le armi leggere sono russe, provengono dagli arsenali di Erdogan.
E’ un fiume di armi di cui non si ha nessun controllo e detto sinceramente non è una cosa bella per la pace e per la sicurezza, né del Medio Oriente né del resto del mondo. Se fino ad oggi si è potuto tenere a freno le smanie di conquista islamiche è stato proprio grazie al fatto che le potenze musulmane non avevano né armi adeguate né avevano formato strutture militari di coalizione.
Oggi questa tendenza si sta capovolgendo ed, eccetto Israele, non c’è nessuno che dica qualcosa o che contesti questo “riarmo” senza precedenti.
E non ci si faccia ingannare dal fatto che per il momento i Paesi musulmani stiano lottando tra di loro. Arriverà un momento in cui capiranno che è controproducente quando tutto intorno c’è un mondo da conquistare.
La conquista e la diffusione dell’islam sono nel DNA del mondo musulmano. Andare anche ad armarlo non sembra proprio una buona idea.