Congo: solite stragi, solito silenzio. 100.000 congolesi morti valgono un palestinese

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Sono circa 650.000 i profughi congolesi costretti a fuggire dalle proprie case da quando è iniziata l’offensiva del gruppo ribelle M23. Il numero dei morti e dei feriti nessuno lo conosce con precisione semplicemente perché non c’è un censimento della popolazione, ma sono decine di migliaia.

E’ la solita tragedia congolese di cui nessuno parla, per la quale i pacifisti non si mobilitano e per cui i governi occidentali, Europa e Stati Uniti in testa, non fanno niente di concreto se non emettere le solite dichiarazioni ciclostilate. Eppure i numeri per parlare di immane tragedia ci sono tutti: 250.000 sfollati nel Nord Kivu nell’ultima settimana, 339.000 nel Sud Kivu. Altri 40.000 fuggiti in Uganda e 15.000 in Ruanda. Corpi di uomini, donne e bambini ovunque nelle strade. I campi allestiti dall’UNHCR sono al collasso ed emergono i primi casi di colera, per non parlare della malaria che è ormai endemica. I congolesi cadono come mosche e se non vengono uccisi dalla violenza degli scontri vengono ammazzati dalle malattie. E’ come un girone infernale.

Ma per il mondo sembra che esista solo la Palestina e il Medio Oriente. Per questi poveracci non c’è alcuna mobilitazione internazionale, come se fossero persone di serie B rispetto ai palestinesi o a qualche movimento delle cosiddette “primavere arabe”. E’ come se i numeri non contassero. Un palestinese ucciso per ogni 100.000 congolesi, questo è il parametro usato dai media occidentali per parlare di Congo in qualche trafiletto.

Il problema è che il Congo non tira, non fa gli stessi titoloni dedicati alla Palestina. E anche le “grandi organizzazioni per i Diritti Umani” se ne occupano solo di striscio, giusto per scrivere qualcosa una volta ogni tanto.

In Realtà in Repubblica Democratica del Congo è in atto un conflitto decennale che ha provocato milioni e milioni di morti, un vero genocidio colpevolmente nascosto dall’omertà occidentale, un conflitto che anche ora sta facendo centinaia, migliaia di morti. E chi sopravvive non sa se gioire o se maledire la propria vita. Ma che ci vuoi fare? Non sono mica palestinesi?

Claudia Colombo

redazione

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