Congo: massacri continui ma ONU e UE pensano solo agli insediamenti israeliani

Un video (che trovate in coda all’articolo) sta facendo il giro del mondo scatenando indignazione tra gli addetti ai lavori. Nel video si vedono militari congolesi sparare a sangue freddo ad alcuni civili durante una operazione militare nella regione di Kasai.

Alla fine i civili uccisi a colpi di arma da fuoco e macete saranno 25, ma è solo la punta dell’iceberg. Nella Repubblica Democratica del Congo è un massacro continuo. Massacri etnici, stragi efferate per il controllo delle risorse, sanguinose guerre locali per il controllo delle zone ricche di diamanti, coltan, legnami pregiati ecc. ecc. In Congo si combatte per tutto e negli ultimi anni ci sono stati milioni di morti. MILIONI DI MORTI, non finti genocidi. Eppure né all’ONU né tanto meno alla UE se ne parla. La Mogherini è così impegnata a star dietro agli insediamenti israeliani che a malapena sa dove si trova la Repubblica Democratica del Congo. All’ONU, sia al Consiglio di Sicurezza che, soprattutto, alla Commissione per i Diritti Umani, non ci pensano nemmeno a quello che succede in Congo e più in generale in Africa. Sono così concentrati a condannare la democrazia israeliana da disinteressarsi completamente dei genocidi veri e delle stragi reali. In compenso sono riusciti a sotterrare le accuse di violenze sessuali rivolte ai militari ONU della missione MONUC e gli stupri di massa.

Ora questo nuovo video riaccende per un po’ i riflettori sulla drammatica situazione in Congo, ma solo per un po’ perché oltre a chiedere una commissione di inchiesta per il fatto specifico al Governo della Repubblica Democratica del Congo – per di più richiesta arrivata dagli Stati Uniti e dalla Francia e non dall’ONU né dalla Commissione per i Diritti Umani – null’altro si sta facendo per affrontare in maniera definitiva la drammatica situazione del Congo.

Non c’è nessun interesse da parte di ONU e UE in merito reale situazione in Congo e sulle sanguinose guerre e micro-conflitti che attanagliano la regione. Evidentemente fa comodo che le preziose risorse del Congo (a partire dal Coltan indispensabile per i preziosi smartphone) rimangano in mano alle bande di delinquenti che per conto delle multinazionali controllano le miniere. Non si tratta di fare complottismo spicciolo, per una volta è una realtà conclamata. Si susseguono inutili rapporti volti a denunciare la situazione (per altro molto spesso incompleti) sia da parte dell’ONU che della UE, si propongono risoluzioni che non servono a nulla, ma di fatti concreti e azioni volte a cambiare lo stato delle cose non se ne vedono.

Nelle prossime settimane Rights Reporter produrrà il proprio rapporto biennale sulla Repubblica Democratica del Congo e sull’avanzamento della nostra proposta per un Protocollo per la Certificazione del Coltan inviata ormai tre anni fa alle Nazioni Unite. Come sempre lo invieremo a tutti i maggiori organismi e, come sempre, ci aspettiamo il nulla più assoluto. Se non si parla della cosiddetta “Palestina” non c’è massacro o genocidio vero che conti.

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