Che i paesi islamici siano complessivamente un covo di ipocriti è cosa risaputa. Non ci importa delle eventuali e sicure ridicole accuse di islamofobia. È la verità e vi spieghiamo anche il perché.
Quando paesi che massacrano migliaia di propri cittadini e ne incarcerano a decine di migliaia perché chiedono più libertà (Iran), o che danno il via a guerre dove colpire i civili è una consolidata abitudine (l’Arabia Saudita nello Yemen). Quando occupano senza alcun diritto una terra non loro (la Turchia a Cipro) o massacrano da decenni un popolo con una storia millenaria (sempre la Turchia con il Kurdistan). Quando complessivamente parliamo di regimi islamici lontanissimi da qualsiasi forma di democrazia, che osano criticare il legittimo diritto di una democrazia come Israele a difendersi, non parliamo solo di ipocrisia, sfociamo molto decisamente nel ridicolo.
Intendiamoci, quando ieri abbiamo letto che i “leader del mondo islamico si riunivano a Riad”, nota capitale della libertà, non è che ci siamo immaginati che ne uscisse nulla di buono per Israele. Il più sincero è stato il boia di Teheran, Ebrahim Raisi, il quale ha detto senza mezzi termini quello che tutti pensavano e cioè che l’unica soluzione era la distruzione di Israele.
Ma stiamo molto attenti a pensare che nel mirino del mondo islamico ci sia solo Israele. Lo Stato Ebraico è senza dubbio il nemico numero uno dei tagliagole di tutto il mondo, ma l’obiettivo è l’intero occidente.
E qui entrano in ballo altri attori ieri fisicamente assenti. A Riad infatti, dietro a tutti quei despoti e tiranni, aleggiavano due ombre non proprio leggerissime, l’ombra russa ma, soprattutto, l’ombra cinese. L’incontro tra Mohammed bin Salman ed Ebrahim Raisi è stato il coronamento di una politica cinese in Medio Oriente che mira ad una contrapposizione non solo economica con l’Occidente, di cui Israele è il rappresentante, ma anche ad una contrapposizione militare che vede nel riavvicinamento tra Iran e Arabia Saudita un tassello importantissimo.
Perché è proprio facendo leva sull’odio verso l’occidente che Pechino può vantare di avere dalla sua parte tre dei più grandi produttori di petrolio al mondo, Russia, Iran e Arabia Saudita, oltre ai più grandi produttori di gas tra i quali la stessa Russia, il Qatar e altri paesi non occidentali.
Per altro è assai paradossale che il mondo islamico si avvicini alla Cina quando Pechino nello Xinjiang sta letteralmente sterminando i musulmani. Quello si, un genocidio vero. Eppure così è.
Lasciate perdere l’indignazione nel vedere l’Iran al vertice dell’organismo ONU per la difesa dei Diritti Umani, ormai l’ONU ci ha abituati a tutto, compreso difendere Hamas. Il vero problema che a breve ci troveremo ad affrontare sarà la Cina che userà la Russia e il mondo islamico per colpire l’occidente, a partire dai più deboli, cioè l’Europa e il piccolo Israele.
Già che se fossimo appena appena complottisti la tempistica dell’attacco di Hamas dovrebbe far parecchio riflettere perché a beneficiarne in maniera massiva non è stata solo la Russia, con gli sguardi del mondo passati velocemente da Kiev a Gerusalemme, ma ne ha beneficiato soprattutto la Cina con l’America costretta a impegnarsi sul fronte mediorientale oltre che su quello ucraino. Ecco perché a Washington sono così maledettamente nervosi.
E ricordiamoci che i cinesi sono maestri nell’inganno e che se l’Iran e la Russia (ma anche la Corea del Nord) sono così agevolmente riusciti ad aggirare buona parte delle sanzioni occidentali, la Cina ha le sue responsabilità.
Riflettiamoci un attimo con calma. È così pazzesco pensare che a Pechino sapessero dell’escalation in Medio Oriente? Visti i benefici che ne hanno avuto (loro e la Russia), è così “complottista” pensare che dietro l’attacco di Hamas vi sia un disegno strategico a medio-lungo termine che usi l’odio islamico verso Israele per creare determinate condizioni favorevoli alle mire strategiche cinesi?
O i cinesi (e i russi) sono molto fortunati, oppure le nostre paranoie non sono poi così complottiste.
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