Attentato a Kabul: cui prodest? Le domande senza risposta

By Franco Londei - Editor

Cui prodest? È una locuzione latina che significa “a chi giova?”. Chi beneficia del sanguinoso attentato di Kabul? Chi ottiene dei vantaggi?

Cominciamo con il dire che l’attentato di ieri a Kabul, rivendicato da ISIS-K (ISIS rovincia di Khorasan) è stato uno degli attentati più telefonati della storia.

Da giorni le inteligence di mezzo mondo mettevano in guardia su un possibile attentato all’aeroporto di Kabul, ma nessuno, nemmeno i potentissimi servizi segreti pakistani (ISI – Inter-Services Intelligence) sono riusciti a sventarlo, anche se conoscono in maniera capillare tutte le basi dell’ISIS-K, compresi i loro membri, molti dei quali liberati (guarda il caso) proprio dai talebani.

Ed è proprio su questo ultimo punto che voglio soffermarmi. Sono l’unico a pensare che di solito non si liberano dalle catene i nemici che poi sai che ti verranno ad uccidere?

E allora come mai i Talebani nella loro avanzata hanno liberato dalle prigioni dove erano detenuti migliaia di combattenti dell’ISIS e di Al Qaeda?

Considerando la violenza di cui sono capaci i Talebani e visto che loro stessi affermano che sia lo Stato Islamico che Al Qaeda sono loro nemici, come mai non li hanno passati per le armi?

Ieri, pochi minuti dopo l’attentato, i Talebani hanno subito incolpato gli americani che, a detta loro, erano responsabili della sicurezza dello scalo. Non hanno incolpato i terroristi dell’ISIS (o lo hanno fatto dopo), se la sono presa con gli americani.

E già questa potrebbe essere una prima risposta a quel “cui prodest?” del titolo. I Talebani si mostrano agli afghani come gli unici in grado di garantire sicurezza al paese e al popolo.

Sicuramente l’attentato giova all’ISIS, fortemente ridimensionato a livello militare e bramoso di tornare a far parlare di se.

L’attento di Kabul giova infine, anche se in maniera incolpevole e inconsapevole, a coloro che nei giorni scorsi hanno ribadito la necessità di andare via dall’Afghanistan il prima possibile.

Rimangono diverse domande senza risposta. La prima e più importante l’abbiamo in parte affrontata qualche paragrafo fa: perché i Talebani hanno liberato i terroristi di ISIS e Al Qaeda se affermano che sono loro nemici?

Non li vuoi passare per le armi perché a te piace solo massacrare le donne e i disabili? OK, allora se veramente sono tuoi nemici lasciali nelle prigioni. E invece no, li hanno liberati tutti.

La seconda domanda senza risposta è più complessa da affrontare. I Talebani si giovano ampiamente dei servigi del potentissimo ISI, il servizio segreto pakistano che, tra le altre cose, sarebbe il creatore dei Talebani stessi.

Ora, non vola un mosca in Pakistan e in Afghanistan senza che l’ISI lo sappia. Hanno creato una rete così fitta di informatori da sapere praticamente tutto di tutti in tempo reale.

È quindi davvero difficile pensare che i terroristi dello Stato Islamico possano aver organizzato un simile attentato senza che l’ISI pakistano potesse sventarlo. Come mai non lo hanno fatto?

Certo, qualcuno potrà dire che anche l’ISI pakistano può fallire o che può non conoscere le basi dell’ISIS-K, ma è davvero difficile crederci.

Sono quindi diversi i punti poco chiari di questo attentato e le domande senza risposta. È difficile sinceramente pensare che i Talebani e i loro creatori siano del tutto estranei o che ne erano all’oscuro.

Ieri il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha detto che l’America colpirà i responsabili ovunque si trovino. Bene, guardi con attenzione a Kabul e a Islamabad e non dovrà fare molta strada.

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Esperto di Diritti Umani, Diritto internazionale e cooperazione allo sviluppo. Per molti anni ha seguito gli italiani incarcerati o sequestrati all’estero. Fondatore di Rights Reporter