L’attacco aereo che domenica notte ha colpito la base di al-Harra – al confine tra Siria e Iraq – e che ha lasciato sul terreno almeno 50 vittime, attacco del quale inizialmente sono stati accusati gli Stati Uniti, sarebbe stato in realtà effettuato da Israele, almeno secondo l’Iraq, secondo il governo siriano e persino secondo un alto funzionario della Casa Bianca citato dalla CNN.

I fatti

Domenica notte un attacco aereo ha colpito la base siriana di al-Harra, al confine tra Siria e Iraq. Sebbene la base appartenga al Governo siriano sarebbe in realtà gestita dall’Iran e ospita un certo numero di miliziani sciiti iracheni e di militari iraniani. Inizialmente Damasco ha accusato la coalizione a guida americana dell’attacco ma sin da subito da Washington sono arrivare secche smentite. Ieri il dito è stato puntato su Israele che, anche secondo un funzionario americano sentito dalla CNN, avrebbe condotto l’attacco aereo che ha lasciato sul terreno almeno una cinquantina di vittime tra miliziani sciiti iracheni e militari iraniani.

Il messaggio dirompente a Teheran

Israele come sempre non smentisce e non conferma ma se, come presumibilmente è avvenuto, fossero stati i caccia israeliani a colpire per l’ennesima volta una base iraniana in Siria, il messaggio sarebbe dirompente in quanto non solo Israele sarebbe in grado di colpire a una distanza notevole dai propri confini senza che i suoi caccia vengano intercettati o individuati dai sistemi di difesa, ma vorrebbe dire che l’intelligence israeliana non si lascia scappare nulla, nemmeno quello che avviene sui lontani confini iracheni.

Solo pochi giorni fa il dittatore siriano, Bashar al-Assad, aveva detto che «la presenza iraniana in Siria non è negoziabile» ricevendo da Israele una riposta non ufficiale ma netta e decisa: «Israele non permetterà all’Iran di stabilirsi in Siria a prescindere dalle volontà di chiunque». Ora il messaggio è ancora più chiaro.