L’America cede alla legge del bullo. È una storia già vista con Curdi e Iran

Alla fine il risultato di una resa a Putin sarà l’esatto contrario di quanto previsto dai pacivendoli, perché se passa la legge del più forte tutti lo vorranno essere e la corsa al riarmo sarà inarrestabile

By Franco Londei - Editor

Togliamo subito ogni dubbio: chi scrive è assolutamente atlantista, pro Stati Uniti, pro libertà e pro NATO. Non dimentico che se non fosse stato per gli Stati Uniti a quest’ora parleremmo tedesco o, peggio, russo.

Tuttavia non posso non vedere che gli Stati Uniti degli ultimi decenni non sono più gli stessi di un tempo. Non curano più gli alleati fino alla fine come dovrebbero.

La storia parte da Bush senior, quando dopo aver sconfitto Saddam in Kuwait e contrariamente a quanto promesso, lasciò il dittatore iracheno al suo posto tradendo gli sciiti che ne pagarono un prezzo elevatissimo. Magari con il senno di poi aveva pure ragione, ma il tradimento ci fu.

Obama scatenò le cosiddette “primavere arabe” salvo poi infischiarsene di quello che succedeva in tutto il Medio Oriente. Tradì Israele concludendo il JCPOA, l’accordo sul nucleare iraniano, con Teheran. Impedì un attacco israeliano alle centrali atomiche iraniane con i caccia di Gerusalemme praticamente già in volo (colpevole anche Netanyahu per aver ceduto alle pressioni).

Ma il tradimento più clamoroso è quello che porta la firma di Donald Trump nei confronti dei curdi siriani, i quali dopo aver combattuto e sconfitto lo Stato Islamico vennero lasciati come se niente fosse nelle mani di Erdogan.

Ora con Joe Biden siamo di nuovo da capo. Prima la riapertura del dialogo con l’Iran per un nuovo accordo sul nucleare iraniano dopo che Trump ne era molto giustamente uscito. Di nuovo un tradimento verso Israele. Poi, dopo aver sostenuto la resistenza ucraina e aver detto in tutti i modi e in tutte le salse che Putin andava sconfitto, il passo indietro sulla consegna agli ucraini dei missili MLRS (Multiple Launch Rocket System).

Da un lato un cedimento alle pressioni russe che certo in America, come in Italia, non mancano di avere bocche e penne collaborazioniste. Dall’altro la paura di una escalation (ma dove andrà mai lo scalcinato esercito russo n.d.r.) sul piano militare più volte minacciata da Mosca.

E l’Ucraina, malconcia, semidistrutta anche nelle infrastrutture, con intere città rase al suolo e decine di migliaia di morti civili, numero che potremo sapere (se mai ci riusciremo) solo dopo la fine della guerra, dopo essere stata illusa di ricevere le armi di cui abbisognava per ricacciare indietro i russi, tradita su due piedi nel suo momento peggiore.

E mi vengono in mente le parole della mia amica Claudia: «ciò di cui nessuno parla, è l’odore. L’odore di Mariupol, l’odore delle città, paesi, borgate, fattorie dove i russi sono passati. L’odore nauseabondo di migliaia di corpi in decomposizione, sotto le macerie, nelle fosse comuni, buttati nei vagoni dei treni in disuso, nei supermercati, lasciati per strada. L’odore della decomposizione di decine di migliaia di capi di bestiame, mucche, cavalli, asini, polli tutti ammazzati e lasciati a marcire nei campi. L’odore infetto degli escrementi dove non esistono più case, fognature, cessi o pisciatoi. L’odore delle ferite purulente, della tortura, dei bambini che si cacano e pisciano addosso dall’orrore, dalla paura, dai traumi».

Mi vengono in mente quelle parole perché è lo stesso odore ovunque, in Africa come in Siria. Ovunque c’è morte c’è quell’odore che ti rimane nel naso per giorni interi. E sapere che nel 2022 Vladimir Putin ha riportato quell’odore nel cuore dell’Europa non mi da pace, non riesco ad immaginarmi colloqui con un simile criminale globale. Riesco ad immaginarmelo solo processato e incarcerato, alla stregua di un Karadzic qualunque, o in fuga come Joseph Kony senza un posto dove andare.

E se adesso Joe Biden si arrende al macellaio di Mosca, se adesso l’America fa veramente un passo indietro, allora tutti quei morti saranno morti invano, allora dovremo rassegnarci alla legge del più forte e vedere nei prossimi anni una Russia e una Cina sempre più aggressive, sapendo che comunque la faranno franca.

E l’effetto finale sarà esattamente il contrario di quello previsto dai tanti pacivendoli che non vedono l’ora di vedere il tracollo di Zelensky e dell’Ucraina. Perché se vale la legge del più forte, tutti lo vorranno essere e la corsa al riarmo sarà inarrestabile.

Se è questo quello che si vuole allora ogni ulteriore discorso è senza senso. Ma se si vuole veramente un mondo migliore, un mondo libero allora occorre sconfiggere il male adesso, sconfiggere Putin fino ad umiliarlo. Non lancerà le atomiche e comunque non glielo permetteranno.

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Esperto di Diritti Umani, Diritto internazionale e cooperazione allo sviluppo. Per molti anni ha seguito gli italiani incarcerati o sequestrati all’estero. Fondatore di Rights Reporter