Ormai è un coro quasi unanime quello che ogni giorno chiede lo stop alle forniture di armi a Israele. Un po’ ipocrita a dire il vero. In un altro articolo ho spiegato in termini comprensibili a tutti perché il mondo dovrebbe ringraziare Israele per quello che sta facendo. Ora cercherò di mostrare perché anche noi dobbiamo fare qualcosa per Israele.
Israele sta combattendo su più fronti quella che in realtà è una guerra contro un unico potente nemico: l’Iran.
Quella di Teheran è una guerra sporca, anzi, lurida perché non solo si avvale di gruppi terroristici islamici, chiamati anche “proxi” o “delegati”, ma adotta in toto tutte le tecniche tipiche del terrorismo islamico, a partire dall’indifferenza verso le vittime civili usate in modo sistematico come scudi umani, fino all’uso di bombe umane per colpire i nemici al cuore.
Non stiamo parlando di gruppi terroristici qualsiasi, stiamo parlando di gruppi del terrore che dominano e governano ampie zone di territorio, Hamas a Gaza, Hezbollah il sud del Libano e parte della Siria, gli Houthi governano ampie zone dello Yemen.
Tra questi il più pericoloso è Hezbollah che occupa il sud del Libano, anzi, occupa e governa. Ecco perché è sbagliato affermare che «Israele ha invaso il Libano». Il Libano attuale non è uno Stato in quanto un territorio sovrano si realizza attraverso l’organizzazione politica di un popolo, stanziato in maniera stabile su un territorio e sottoposto al governo di un’unica autorità sovrana, condizioni che oggi il Libano non ha essendo la sua parte meridionale occupata da Hezbollah che non rappresenta il Governo di Beirut tanto che nemmeno l’esercito libanese ne può prendere il controllo.
Poi ci sono i nemici più subdoli, quelli che fanno finta di non capire cosa sta succedendo in Medio Oriente, quelli che nascondono il loro antisemitismo dietro alla cosiddetta “causa palestinese”, quelli che ogni giorno aspettano con trepidazione che Israele colpisca un obiettivo di Hamas posizionato in mezzo ai civili, possibilmente donne e bambini, così da avere un motivo per attaccare Israele.
Non sono solo odiatori sul web, sto parlando anche di Stati o di partiti politici ostili a Israele che approfittano e bramano la morte di civili per fare pressione sul proprio governo o sulle istituzioni internazionali al fine di isolare Israele. ISOLARE ISRAELE, non solo bloccare la vendita di armi che quindi diventa un mezzo per l’obiettivo principale.
Lo ripeto perché nel corso degli anni questo obiettivo degli antisemiti lo abbiamo perso di vista quando invece era lì, evidente e allo stesso tempo nascosto. Ce lo siamo dimenticato quando con gli Accordi di Abramo credevamo che anche chi odiava Israele se ne fosse fatta una ragione che Gerusalemme non era più isolata.
Il 7 ottobre 2023 Hamas, su commissione indiretta dell’Iran, ha rotto il meccanismo perfetto creato dagli Accordi di Abramo mettendo in moto un secondo meccanismo, anche quello perfetto, che senza nessun riguardo per la vita umana, punta dritto a isolare Israele. Se i numeri di Hamas sono veri (c’è qualche dubbio) buona parte dei 40.000 morti a Gaza sono da addebitare ad uno schema preciso voluto da Hamas che punta dritto a massimizzare le perdite di vite innocenti al fine di fare pressione e isolare Israele a livello internazionale.
Lo stesso schema, anche se più piccolo, lo stiamo vedendo in Libano dove il mantra «Israele ha invaso il Libano» e addirittura «Israele sta massacrando i libanesi» è diventato in brevissimo tempo di tendenza anche tra certe forze politiche. I recenti incidenti con UNIFIL sono la ciliegina sulla torta. «Israele spara su UNIFIL» e addirittura «Israele attacca l’ONU» sono i titoli più trendy del momento.
Poi l’IDF pubblica un video dove si vede con chiarezza che i tunnel di Hezbollah sono a pochi metri dalle altane e dai muri di UNIFIL e nessuno ci fa caso, spiega perché un Merkava in combattimento abbatte un muretto UNIFIL per permettere ai soldati israeliani di recuperare morti e feriti, e tutti zitti, nessuno che dica «porca miseria, su UNIFIL hanno ragione gli israeliani».
Dobbiamo capire che lo schema persiano-palestinese non può funzionare senza i megafoni occidentali o senza quelli arabi ancora ostili a Israele come il Qatar.
In occidente molti cosiddetti “giornalisti” con un pubblico piuttosto grande che li segue pubblicano regolarmente post sui social media volti a demonizzare Israele, ad enfatizzare gli incidenti dove a morire sono gli innocenti, magari perché Hamas ha proibito loro di lasciare i luoghi che sarebbero stati bombardati e dei quali l’IDF aveva ordinato l’evacuazione con ampio preavviso, a costo di perdere l’obiettivo.
Questi alleati dei terroristi e dell’Iran, questi megafoni consapevoli e spesso pagati dal Qatar o da altri nemici di Israele, sono il vero mezzo con cui Teheran e i suoi delegati portano avanti lo schema più subdolamente pericoloso per Israele, quello che mira al suo isolamento.
In occidente c’è poca informazione onesta sulla guerra di Israele contro la piovra iraniana o contro la Fratellanza Musulmana, contro coloro il cui obiettivo non è solo Israele ma trasformare tutto il mondo in un grande paese islamico dove applicare la Sharia. Questo aiuta moltissimo il terrorismo islamico perché facilita l’isolamento di Israele, unico muro di fronte al fondamentalismo islamico che pure ha già invaso le capitali europee.
È un pericolo che non dobbiamo più sottovalutare. Non possiamo più limitarci al “nostro pubblico”, dobbiamo cominciare a usare i social e a combattere sui social. Prima di tutto basta dibattiti su gruppi chiusi che vediamo solo noi. Gruppi e pagine devono essere aperti. Lo dice chi per anni non ha dato troppa importanza ai social.
E non dobbiamo arrenderci di fronte a chi, messo con le spalle al muro dalla verità come il bel faccino senza niente dentro di Al Jazeera, Rula Jebreal, ci blocca perché non ha argomenti, oppure la vasta platea di antisemiti che pubblicano fake news a ripetizione senza nessuno che li contrasti. Noi ci dobbiamo essere a contrastare queste fake news perché sono un’arma potente contro Israele, forse più pericolosa dei missili.