Afghanistan: tra repubblica islamica ed emirato. Comunque una sconfitta

In questi giorni sono in corso a Doha, in Qatar, i negoziati tra il governo della Repubblica Islamica dell’Afghanistan e i talebani per decidere il futuro dell’Afghanistan.

Quasi nessuno ne parla perché se dopo 19 anni di guerra, decine di migliaia di morti, miliardi di dollari spesi dagli americani, ancora a decidere del futuro dell’Afghanistan ci sono i talebani, allora non solo qualcosa è andato storto, tutto è andato storto.

Le trattative di Doha vertono oltretutto su due punti che alla fine non sono molto distanti tra loro. Il governo spinge per una repubblica islamica sulla falsariga di quella iraniana, i talebani vorrebbero un emirato o, meglio ancora, una serie di emirati islamici che tutti insieme formino il nuovo Afghanistan.

Secondo il portavoce del team negoziale afghano, Nader Nadery, sono stati raggiunti il 90% degli accordi ma ora serve calma per compiere i passi decisivi che porteranno alla formazione del nuovo Afghanistan.

Meno ottimista appare il dottor Abdullah Abdullah, presidente dell’Alto Consiglio per la riconciliazione nazionale, il quale ha affermato che i colloqui tra la Repubblica islamica dell’Afghanistan e i talebani saranno difficili e che la squadra afghana dovrà affrontare questioni che richiederanno decisioni difficili da prendere, con un riferimento preciso alla trasformazione in emirato.

Ora, se qualcuno pensasse che quando si parla di “emirato” ci si riferisca a qualcosa simile agli Emirati Arabi Uniti si sbaglia di grosso. L’emirato che vogliono i talebani è qualcosa di molto più simile all’emirato inteso come lo descrive Wikipedia, cioè «l’emirato non si riallaccia ad alcun primato morale, spirituale o economico, ma al puro e semplice diritto di impartire ordini».

E siccome le bande di talebani sono tante e diverse, quello che ne verrebbe fuori sarebbe un insieme di emirati (o califfati) uniti però da una sorta di Costituzione che proprio i colloqui di Doha dovrebbero scrivere.

C’è poi una terza parte, un convitato di pietra, ai colloqui di Doha che sono i talebani duri e puri che non vogliono trattare con nessuno e che i loro emirati se li sono già creati autonomamente. Questi non vogliono la pace con il governo di Kabul, a loro non interessano le modifiche alla Costituzione, le elezioni e via dicendo. A loro interessa mantenere il controllo totale sul loro territorio e sul loro business.

In ogni caso, in qualsiasi modo finiscano i colloqui di Doha, l’occidente ha perso con l’Afghanistan. Si è dovuto arrendere ai talebani e alle loro regole medioevali, al loro islam ultra-integralista.

Nel 2003, due anni dopo l’inizio della guerra, gli americani e tutto l’occidente cantavano vittoria, esultava per le donne che si toglievano il burqa. Oggi esultano se i talebani si mettono d’accordo con il governo di Kabul (poco meno che talebano) e nessuno fa più caso alle povere donne afghane tornate esattamente al 2001. Se non è una sconfitta questa allora cos’è?

Haamid B. al-Mu’tasim

Blogger siriano rifugiato in Italia. Esperto di terrorismo islamico e di dinamiche mediorientali in particolare di Siria e Iraq

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