Domani Israele andrà al voto, un voto democratico dove ci saranno anche centinaia di migliaia di arabi ad aver diritto a votare per scegliere i loro rappresentanti alla Knesset. La Lega Araba, con un comportamento che non ha precedenti, è entrata a gamba tesa nella campagna elettorale invitando i cittadini israeliani di etnia araba ad andare a votare e a dare il loro voto ai partiti della sinistra.
Lo ha fatto ieri con una dichiarazione diffusa a mezzo stampa evidenziando come, secondo loro, se dovesse vincere ancora la destra (e quindi Netanyahu) si assisterebbe ad una accelerazione di quella che loro chiamano “la pulizia etnica degli arabi” e a iniziative che non favoriranno la pace. Se invece vincesse la sinistra, sempre secondo la Lega Araba, allora si tornerebbe al tavole delle trattative e finalmente Israele si arrenderebbe alle richieste arabe. Per questo motivo i cittadini israeliani di origine araba non devono astenersi ma recarsi a votare e farlo per la sinistra. Insomma, siamo quasi a una fatwa, a un editto religioso.
Il lato comico, perché in tutto questo c’è un lato comico, è che a fare una richiesta del genere è una istituzione che rappresenta un gruppo di Paesi che non hanno nulla a che vedere con la democrazia, Paesi dove non si vota o se lo si fa avviene in maniera poco limpida. In sostanza la Lega Araba fa autogol e riconosce che Israele è una democrazia dove anche la minoranza araba può dire la sua.
Ma oltre al lato comico c’è anche uno spaccato di chiarezza che evidenzia chiaramente come la pensino gli arabi e a cosa puntino. Tra le righe del comunicato della Lega Araba si legge infatti che se vincesse ancora Netanyahu per gli arabi non ci sarebbe alcuna possibilità che Israele torni al tavolo delle trattative e quindi non ci sarebbe alcuna possibilità per gli arabi di ottenere quello che vogliono. Ma cosa vogliono gli arabi? Non certo la pace, se l’avessero voluta l’avrebbero potuta avere già da molti anni, sino dai tempi degli accordi di Oslo. Non certo due Stati per due popoli, anche in quel caso bastava che applicassero e accettassero quanto generosamente ottenuto sempre con gli accordi di Oslo. Ma una soluzione del genere implica l’esplicito riconoscimento di Israele, cosa impensabile per gli arabi. In realtà loro vogliono conquistare Israele dal suo interno e creare quello Stato binazionale che nel volgere di pochi anni metterebbe la popolazione ebraica in minoranza rispetto a quella araba. E’ la teoria, tanto cara agli arabi, dell’espansione dell’islam attraverso l’utero delle donne, quella stessa teoria che viene applicata a piene mani in Europa. E se gli israeliani si oppongono a questo suicidio vengono accusati di praticare la “pulizia etnica”, che in realtà altro non è che la difesa della propria identità attraverso il rifiuto dello Stato binazionale. Non c’è nessuna deportazione degli arabi, nessuna discriminazione verso questa minoranza, c’è solo la volontà di sopravvivenza che per concretizzarsi deve vedere una maggioranza ebraica in Israele e uno Stato Ebraico. E’ chiaro che tutto questo non possa andare bene agli arabi ed è per questo che cercano di entrare a gamba tesa nelle elezioni in Israele.
Gli arabi si devono mettere bene in testa che Israele non è l’Europa, ormai alla mercé di intere generazioni di arabi e islamici di vario tipo. Israele se vuole sopravvivere deve mantenere la propria identità. Qualcuno la chiama “sindrome da accerchiamento” (un accerchiamento per altro reale, basta guardare una cartina geografica), in realtà si tratta di “istinto di sopravvivenza”, quello stesso istinto che domani porterà milioni di israeliani a fare la scelta giusta. Se poi questa scelta non starà bene alla Lega Araba…..chissenefrega???
Miriam Bolaffi
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