300 a 3: sono bastati solo tre missili israeliani per convincere gli Ayatollah

20 Aprile 2024
missili israeliani trecento contro tre

Quando i missili israeliani si sono abbattuti con precisione chirurgica sul radar e sulla postazione di missili S-300 di fabbricazione russa che dovrebbero proteggere la centrale atomica di Isfahan, gli Ayatollah hanno capito subito l’antifona.

Israele non ha contrattaccato con missili balistici, lo avrebbe potuto fare. Non lo ha fatto nemmeno con il bombardamento di Teheran o di un’altra città persiana, sebbene anche questo avrebbe potuto fare anche senza essere visto con i suoi F-35.

Tre missili contro i 300 lanciati dall’Iran la settimana scorsa sul microscopico Stato Ebraico. Tre missili per mettere a sedere una nazione di 88,5 milioni di abitanti con un’area di oltre 1,6 milioni di Kmq.

C’è da divertirsi a leggere le ricostruzioni iraniane prontamente riprese dai boccaloni nostrani. Mini droni lanciati dal territorio iraniano da poco probabili partigiani, poi piccoli droni sputati chissà da dove. Aeroplanini di carta e chissà cos’altro.

È come quella che volevano spaventare la migliore aviazione del mondo che dispone dei migliori aerei del mondo con la minaccia di lanciare un attacco di risposta con «aerei supersonici russi» come quelli che in Ucraina piovono dal cielo come fiocchi di neve. E tutti i boccaloni a dire «oddio, i caccia supersonici russi, escalation, escalation…». Ma fatemi il piacere.

«Un’arma mai usata prima» insisteva l’ambasciatore iraniano in Italia. «O cielo, un’arma mai usata prima. Escalation, escalation, terza guerra mondiale…» insistevano ancora i boccaloni. Pensa se un’arma mai usata prima la usasse Israele.

Se c’è un fatto positivo di tutta questa faccenda è che l’Iran è stata costretta a venire allo scoperto dopo anni che si nasconde vigliaccamente dietro a decine di proxy per condurre la propria guerra contro Israele.

Quei tre missili sono però un avvertimento importante. Per usare una frase di Elly Schlein, «non li hanno visti arrivare» ma li hanno sentiti. Hanno sussurrato agli Ayatollah che possono essere colpiti ovunque, con precisione chirurgica. Gli dicono che non c’è un angolo in Iran o nel mondo sicuro al 100% per loro o per i loro tagliagole. E scusate se è poco per una banda di vigliacchi assassini.

Franco Londei

Esperto di Diritti Umani, Diritto internazionale e cooperazione allo sviluppo. Per molti anni ha seguito gli italiani incarcerati o sequestrati all’estero. Fondatore di Rights Reporter

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