La minaccia iraniana è una realtà globale. Il piano di Teheran è una trappola

By Maurizia De Groot Vos - Analista senior

Crediamo che ormai il mondo non abbia più scuse per non affrontare la minaccia iraniana per quello che è realmente, cioè una minaccia globale.

Bombardare, come hanno fatto gli iraniani, le più importanti infrastrutture petrolifere dell’Arabia Saudita non è “solo” un attacco a Riad, è un attacco all’economia globale.

Ma l’attacco all’Arabia Saudita è solo l’ultimo tassello di una meticolosa strategia di conquista che l’Iran porta avanti ormai da anni.

Libano, Siria, Iraq e Afghanistan sono ormai entrati in pianta stabile nell’area di influenza iraniana e vengono usati da Teheran come “piattaforme di lancio” per gli attacchi contro i nemici del regime iraniano, Israele e Arabia Saudita prima di tutti.

Oggi a New York inizia l’annuale Assemblea Generale delle Nazioni Unite e il Presidente iraniano, Hassan Rouhani, ha promesso di presentare una sorta di “piano di pace” per la regione.

Le premesse sono tutto un programma. Gli iraniani, forse presi da senso di onnipotenza, promettono di «estendere la mano dell’amicizia e della fratellanza alle nazioni del Golfo Persico» e di essere «pronti a perdonare i loro errori passati».

Insomma, a Teheran sono diventati tutti buoni e fraterni a condizione che tutti gli altri si pieghino ai voleri di Teheran.

Ai più ottimisti può sembrare una sparata, invece è una cosa dannatamente seria. Gli Ayatollah ci credono a quello che dicono e a quello che propongono.

Il piano anticipato ieri da Hassan Rouhani durante la parata militare in occasione della “Sacra settimana della Difesa” è di una semplicità disarmante. Per avere la pace nella regione serve che le potenze occidentali lascino il Golfo e che le potenze islamiche regionali uniscano le loro forze contro “il nemico” (Israele?).

La proposta iraniana ricorda molto da vicino quella fatta nel 2015 dal dittatore turco, Recep Tayyip Erdogan, che in occasione del riconoscimento americano di Gerusalemme capitale di Israele, propose una grande alleanza musulmana e la creazione di un esercito dell’Islam.

Allo stesso tempo si contrappone a quella avanzata dalle potenze sunnite che nell’aprile di quest’anno proponevano una sorta di “NATO araba”.

Hassan Rouhani mette insieme queste due “formulazioni” e propone di mettere fine alle divergenze tra sunniti e sciiti costruendo una grande alleanza islamica purgata da interferenze esterne e volta a sconfiggere i nemici dell’islam.

«La presenza occidentale è sempre stata una calamità per la regione» ha detto ieri Rouhani. «Più stanno lontani e meglio sarà per la sicurezza nel Golfo Persico e in Medio Oriente» ha poi continuato il Presidente iraniano.

Rouhani propone quindi che tutti gli Stati del Golfo e quelli della regione si uniscano per garantire la sicurezza delle vie del petrolio che passano per il Golfo Persico e quindi per lo Stretto di Hormuz e per il Golfo d’Oman. In cambio l’Iran è disposto a “dimenticare gli errori del passato”.

Lo ripetiamo e lo ripeteremo all’infinito. Non bisogna fare l’errore di sottovalutare le ambizioni iraniane. A Teheran fanno sul serio e ci credono. Lo dimostrano ogni giorno con la loro manovra di accerchiamento verso Israele, lo hanno dimostrato pochi giorni fa con l’attacco all’Arabia Saudita.

Intendiamoci, nella realtà il piano iraniano di unire tutte le potenze islamiche regionali ha ben poche speranze di andare in porto, ma getta un’esca in una mare che pullula di squali estremisti che sostengono questa idea ormai da tempo, e lo fa in un momento delicatissimo.

Gli iraniani sono maestri nell’insinuarsi nelle dinamiche islamiche e nell’insinuare zizzania e sospetti, specie se possono contare sull’aiuto di estremisti islamici che come unico obiettivo hanno l’espansione dell’Islam in tutto il mondo.

La Comunità Internazionale riunita da oggi a New York deve denunciare il piano fortemente espansionistico di Teheran. È un vantaggio che non si può e non si deve permettere di concedere all’Iran specie se questo piano mira a minare l’integrità degli altri Paesi del Golfo.

È arrivata l’ora di mettere fine ai doppi sensi con l’Iran e di affrontare la minaccia iraniana per quello che è in realtà, cioè un minaccia alla pace globale. È arrivato il momento di agire. Più si aspetta e più gli Ayatollah acquistano potere e pericolosità.

Rimandare ulteriormente il problema nella vana speranza che l’Iran si possa accontentare della sua egemonia su qualche paese e che possa rinunciare ad una guerra totale contro Israele, è solo una pia illusione. Prima o poi questo problema andrà affrontato. Meglio prima che poi.

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Italo-Israeliana, Analista senior per il Medio Oriente ed Eurasia. Detesta i social ma li ritiene un male necessario. Vive a Bruxelles