Erbil, Kurdistan iracheno (Rights Reporter) – Ieri la Turchia ha riunito il Consiglio di Sicurezza nazionale presieduto dal dittatore Recep Tayyip Erdogan. All’ordine del giorno c’erano quelle che il regime turco chiama “operazioni antiterrorismo in Siria e Iraq” ma che in realtà sono vere e proprie azioni di conquista del territorio del Kurdistan.
In una brevissima dichiarazione rilasciata alla fine della riunione si legge che «durante l’incontro è stato stabilito che i terroristi devono essere allontanati prima possibile dalla regione di Manbij altrimenti la Turchia si riserva il diritto di intervenire». Un vero e proprio ultimatum emesso ben sapendo che il diktat di Ankara non potrà essere rispettato, in primo luogo perché la Turchia non ha alcun potere sulla regione siriana di Manbij, in secondo luogo perché con il termine “terroristi” la Turchia intende le forze di liberazione curda che hanno liberato la regione dall’ISIS.
Ma Erdogan non si è limitato a minacciare solo il Kurdistan siriano. Nello stesso comunicato si avvisa il governo iracheno che «se non si libererà dei “terroristi curdi” l’esercito turco si sentirà libero di agire anche nel nord Iraq».
Secondo diversi osservatori internazionali l’attacco alla regione di Manbij, in pieno Kurdistan siriano, sarebbe imminente dopo il passaggio al Consiglio di Sicurezza nazionale turco, così come sarebbero imminenti ulteriori raid aerei nel Kurdistan iracheno dopo che nei giorni scorsi i caccia di Ankara hanno attaccato alcuni avamposti curdi uccidendo almeno una decine di persone.
A Manbij oltre alle forze di liberazione del Kurdistan ci sono anche un discreto numero di militari americani che Erdogan ha invitato ad andarsene per evitare di rimanere coinvolti nei combattimenti, un invito che però gli Stati Uniti sembrano aver restituito al mittente. Altri sviluppi sulla situazione sono attesi nelle prossime ore.
Seguici su…