Lo avevamo previsto che non appena Israele avesse risposto al continuo lancio di missili il web si sarebbe scatenato mettendo immediatamente in secondo piano crisi ben più gravi di quella di Gaza. Quello che invece non avevamo previsto era una dimostrazione di odio antiebraico così massiccia, così sfrontata e così maligna.
Foto della Siria o dell’Iraq spacciate per foto di Gaza? Ci sta, è una tecnica usata da sempre e non ci sorprende più di tanto, al limite dovrebbe sorprendere le persone intelligenti che cadono in questi meschini trucchetti della propaganda filo-pal. Morti e feriti civili attribuiti alla violenza israeliana invece che al fatto che Hamas li usi come scudi umani? Ci sta anche questo, non è nemmeno questa una novità. Ma di fronte alle tantissime email di insulto alle nostre collaboratrici che portano un nome ebraico solo perché portano quel nome e agli attacchi su Twitter con tanto di apologia dell’olocausto ebraico francamente non rimaniamo solo basiti, ci sentiamo impotenti e allo stesso tempo profondamente feriti, indignati, schifati forse è il termine più adatto.
Ma anche questa è una utilissima lezione di vita. Ci fa capire ogni giorno con che gentaglia abbiamo a che fare, con chi combattiamo la nostra battaglia per la democrazia e per la libertà, gente spinta unicamente dall’odio antiebraico,un odio che arriva al sostegno del terrorismo islamico di Hamas pur di raggiungere il proprio obbiettivo.
Guardate bene voi che leggete ogni giorno le notizie che arrivano da Gaza, questo non è sostegno alla “causa palestinese”. Il sostegno a quella causa lo potremmo anche capire, non pretendiamo che tutti siano d’accordo con noi. No, questo è l’uso della causa palestinese per altri fini, lontanissimi dal garantire ai palestinesi quello che vogliono.
La fotografia che trovate in testa a questo articolo (una delle tante di questi giorni, uno screenshot del nostro account Twitter) l’abbiamo presa come simbolo, non solo come emblema della stupidità di certe persone, proprio come un simbolo che ci ricordi ogni giorno contro chi combattiamo la nostra battaglia. Ne faremo un vessillo sebbene sia una immagine tragica che ricorda il momento più buio e fosco della storia umana. E vorremmo che diventasse un simbolo anche per coloro che per varie ragioni non sono addentro alle vicende mediorientali, alla guerra di Gaza, che faccia comprendere come molto spesso dietro a coloro che si dichiarano “attivisti per la causa palestinese” si nascondano in effetti i peggiori elementi del genere umano, gente ai quali non gliene frega nulla della causa palestinese. E a scanso di equivoci chi scrive questo articolo non è ebrea ma solo una persona che crede fermamente nella democrazia e nella libertà e che lotta con tutte le sue forze contro il nazismo del 21esimo secolo.
[glyphicon type=”user”] Scritto da Bianca B.
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