Ormai da diversi anni stiamo assistendo a una pesantissima campagna di delegittimazione di Israele e più in generale del popolo ebraico. E’ una campagna a volte subdola perché fatta di deliberate omissioni, a volte palese perché fatta di veri e propri attacchi basati spesso sulle menzogne e che vede internet e i social media protagonisti oltre che alcuni organi di stampa.
Questa campagna da alcuni mesi ha assunto le sembianze di un vero e proprio assalto mediatico che a volte è persino grottesco sia per le menzogne plateali che per il largo seguito di cui gode. Ora, è nostra intenzione chiarire alcuni punti, alcune verità che non sono contestabili e lo faremo in più parti perché il discorso è troppo lungo per essere affrontato in una sola volta. E’ chiaro che il nostro obbiettivo sono quelle persone oneste che certamente in buona fede cadono nel tranello degli antisemiti e non gli antisemiti stessi che chiaramente non possono essere convinti su qualcosa che conoscono bene pur negandolo.
Punto 1: equazione palestinesi buoni / israeliani cattivi
Sin dal giorno dopo la sua nascita Israele si è dovuto difendere da pesantissimi attacchi militari da parte dei paesi arabi. Quando gli arabi hanno visto che per loro era impossibile battere Israele sul piano militare hanno creato dal nulla la Palestina e l’OLP, Organizzazione per la liberazione della Palestina (vedi nota 1 in coda all’articolo). Non è una caso che a fondare tale organizzazione sia stato un egiziano, Yasser Arafat, e che ai suoi vertici c’erano giordani, libanesi e siriani (vedi nota 2 in coda all’articolo). Da allora la propaganda araba ha parlato di Israele come una “entità occupante” e dei cosiddetti palestinesi, inesistenti fino alla loro creazione nel 1947, come “entità occupata”. Il frutto di questa serrata propaganda ha dato il via all’equazione israeliani cattivi / palestinesi buoni, questo nonostante nel corso degli anni i cosiddetti palestinesi abbiano compiuto innumerevoli atti di terrorismo contro civili israeliani, abbiano soggiogato con la forza una intera regione, la Striscia di Gaza, e prima ancora abbiano cercato di appropriarsi prima della Giordania (dove sono stati duramente repressi) e poi del Libano scatenando una vera e propria guerra civile. Anche ai giorni d’oggi quando da Gaza sparano missili contro Israele e gli israeliani legittimamente si difendono, la stampa araba e filo araba parla solo degli attacchi difensivi di Israele, cioè della conseguenza, e non degli atti che l’hanno provocata, cioè della causa. Che dire poi degli innumerevoli attacchi che quotidianamente subiscono i civili israeliani e di cui la stampa se ne disinteressa completamente? La volontà di tacere sulle violenze palestinesi e di concentrarsi sulle risposte difensive israeliane è palese e dimostra come si voglia par passare Israele per oppressore (e quindi cattivo) e i palestinesi per oppressi (e quindi buoni) quando è vero in effetti il contrario.
Punto 2: la comunità internazionale e i “profughi palestinesi”
Un altro punto dolente è l’atteggiamento della comunità internazionale verso i cosiddetti palestinesi. Per i palestinesi è stata creata una apposita agenzia Onu, la UNRWA, una agenzia che va contro ogni legge internazionale e che applica parametri del tutto fuori da ogni contesto di Diritto Internazionale, a partire dal concetto stesso di profugo, deformato e cambiato appositamente per i cosiddetti palestinesi. Questa agenzia, che gode di una incredibile quantità di fondi, persino superiore a quello della UNHCR, nel corso degli anni non solo ha fatto lievitare indebitamente il numero dei cosiddetti profughi palestinesi, ma è diventata un vero e proprio mezzo di propaganda antisemita e filo-araba. Nelle scuole della UNRWA si insegna l’odio verso Israele, molti dei fondi destinati alla UNRWA finiscono per finanziare l’acquisto di armi da parte di Hamas. Ma quello che appare più incredibile è che la UNRWA si interessa poco dei cosiddetti profughi palestinesi al di fuori dei territori contesi (Libano, Iraq, Siria e Giordania) mentre segue quasi esclusivamente i cosiddetti palestinesi presenti in Cisgiordania e a Gaza che non ne avrebbero nemmeno bisogno e che non sono profughi. Un esempio lampante ne è il campo siriano di Yarmouk, ma potremmo citare i campi libanesi e giordani per non parlare poi dei cosiddetti profughi palestinesi in Iraq. [continua nella seconda parte che verrà pubblicata i prossimi giorni]
[gss-content-box]
Nota 1 – Fonte Barbara: Alla commissione Peel, 1937, il leader arabo locale afferma perentoriamente: “Non esiste nessun paese che si chiami Palestina. ‘Palestina’ è un termine che si sono inventati i sionisti (…) Il nostro paese per secoli è stato parte della Siria. ‘Palestina’ ci è aliena. Sono stati i sionisti che l’hanno introdotta.” Nove anni più tardi, nel 1946, il Professor Philip Hitti, storico arabo, dichiara alla commissione di indagini Anglo-Americana: “Non esiste nessuna Palestina nella storia, assolutamente no”. Passano altri dieci anni e arriviamo al 1956. Ahmed Shukairy, futuro fondatore dell’OLP, organizzazione per la liberazione della Palestina, di fronte al Consiglio per la Sicurezza delle Nazioni Unite, spiega: “È comunemente noto che la Palestina non sia altro che il Sud della Siria.” 31 marzo 1977: il giornale olandese Trouw pubblica un’intervista con un membro del comitato direttivo dell’OLP, Zahir Muhsein. Ecco le sue dichiarazioni: “Il popolo palestinese non esiste. La creazione di uno Stato Palestinese è solo un mezzo per continuare la nostra lotta contro lo Stato d’Israele per l’unità araba. In realtà non c’è differenza fra giordani, palestinesi, siriani e libanesi. Solo per ragioni politiche e strategiche oggi parliamo dell’esistenza di un popolo palestinese, visto che gli interessi arabi richiedono che venga creato un distinto “popolo palestinese” che si opponga al sionismo. Per motivi strategici, la Giordania, che è uno Stato sovrano con confini definiti, non può avanzare pretese su Haifa e Jaffa mentre, come palestinese, posso indubbiamente rivendicare Haifa, Jaffa, Beer- Sheva e Gerusalemme. Comunque, appena riconquisteremo tutta la Palestina, non aspetteremo neppure un minuto ad unire Palestina e Giordania”.[/gss-content-box]
[gss-content-box color=”red”]Nota 2 – Alcune persone dicono che gli arabi sono “nativi palestinesi”, mentre gli ebrei sono “invasori” e”colonizzatori”. Quindi abbiamo letto le biografie dei leader israeliani e palestinesi e siamo diventati confusi.
Ecco chi tra i leader israeliani e palestinesi è Nato il in Palestina:
Leaders israeliani:
BENJAMIN NETANYAHU, Nato il 21 ottobre 1949 a Tel Aviv.
EHUD BARAK, Nato il 12 febbraio 1942 a Mishmar HaSharon, Mandato britannico della Palestina.
ARIEL SHARON, Nato il 26 febbraio 1928 a Kfar Malal, Mandato britannico della Palestina.
EHUD OLMERT, Nato il 30 settembre 1945 a Binyamina-Giv’at Ada, Mandato britannico della Palestina.
ITZHAK RABIN, Nato il 1 Marzo 1922 a Gerusalemme, Mandato britannico della Palestina.
ITZHAK NAVON, Presidente israeliano nel 1977-1982. Nato il 9 aprile 1921 a Gerusalemme, Mandato britannico della Palestina.
EZER WEIZMAN, Presidente israeliano nel 1993-2000. Nato il 15 giugno1924 a Tel Aviv, Mandato britannico della Palestina.
Leader arabi “palestinesi”:
YASSER ARAFAT, Nato il 24 agosto 1929 al Cairo, Egitto.
SAEB EREKAT, Nato il 28 Aprile 1955, in Giordania. Ha la cittadinanza giordana.
FAISAL ABDEL QADER AL-HUSSEINI, Nato il 1948 a Bagdad, Iraq.
SARI NUSSEIBEH, Nato il 1949 a Damasco, Siria.
MAHMOUD AL-ZAHAR, Nato il 1945 al Cairo, Egitto
Quindi i leader israeliani, che sono nati in Palestina, sono colonizzatori o invasori.
Mentre i leader arabi palestinesi che sono nati in Egitto, Siria, Iraq e Tunisia sono nativi palestinesi????[/gss-content-box]
Seguici su…