Un editoriale di Giora Eiland apparso questa mattina sul Ynet [1] affronta due questioni che la politica e la stampa occidentale sembrano restii ad affrontare, quella del ruolo della Turchia nella lotta al ISIS – Stato Islamico – e la questione riguardante il modo di affrontare il Daesh da parte dell’occidente, due questioni non necessariamente distinte, anzi, probabilmente legate tra di loro.
La Turchia e gli affari con lo Stato Islamico
Degli affari tra Turchia e Stato Islamico ne abbiamo parlato molte volte. Non sono affari segreti, non sono affari sotterranei, sono affari che vengono implementati praticamente alla luce del sole. Il petrolio prodotto dal Daesh viene acquistato dalla Turchia. Lo sanno tutti, americani compresi. Milioni di barili di greggio non passano la frontiera turca senza essere notati. Eppure nessuno dice nulla e questa è senza dubbio una bella incongruenza da parte di chi sostiene di voler combattere il Daesh. Ma non solo petrolio, attraverso la Turchia passa praticamente di tutto: uomini, armi, rifornimenti, operazioni finanziarie, ecc. ecc. La macchina del ISIS per poter funzionare ha bisogno di una “piattaforma di transito” e quella piattaforma è la Turchia. E’ sotto gli occhi di tutti, non è un mistero, non è un segreto. Viene fatto tutto spudoratamente alla luce del sole. Ma Europa e Stati Uniti non fanno nemmeno lo sforzo di girarsi dall’altra parte, semplicemente acconsentono. E’ un tacito assenso pericolosissimo. E francamente sa parecchio di presa per i fondelli sentire la Mogherini parlare dello Stato Islamico come “il male assoluto” e poi constare come proprio il silenzio europeo e americano sugli affari della Turchia con il Daesh finisca per favorire proprio “il male assoluto”. Qualcuno in Europa o negli Stati Uniti è in grado di spiegare questo strano paradosso?
Combattere l’ISIS sarebbe facile ma……
Nel suo editoriale Giora Eiland solleva un’altra questione tanto interessante quanto paradossale: perché la coalizione anti-ISIS non combatte veramente il Daesh? Eiland, molto intelligentemente, fa il paragone tra la lotta ad Al Qaeda e quella al Daesh e fa notare come la lotta all’organizzazione creata da Bin Laden presenti molti più problemi rispetto a quella contro lo Stato Islamico. Al Qaeda è una organizzazione che ha basato tutta la sua struttura sul segreto, sulle cellule dormienti, sugli attacchi terroristici. Non è mai stato facile capire le gerarchie di Al Qaeda e come essa agisse. Al contrario lo Stato Islamico è una entità ben definita, con un esercito strutturato sul terreno, organismi di controllo gerarchizzati, una linea di comando chiara, persino leggi, regole bene definite e una moneta. Il Daesh non è un mostro occulto come Al Qaeda, ha un obbiettivo dichiarato (la conquista dell’occidente) e agisce con limpida chiarezza per raggiungerlo. Combattere un esercito sul terreno, per di più privo di una aviazione, non è come combattere mille cellule terroristiche nascoste, è molto più facile. Eppure lo Stato Islamico continua ad espandersi senza tanti problemi, tanto che è arrivato tranquillamente anche in Libia, cioè a pochi Km dalle coste europee. Se la coalizione internazionale lo volesse veramente, potrebbe spazzare via lo Stato Islamico senza alcun problema in poche settimane. Perché tutto questo non avviene? Qualcuno sostiene che ci sia da parte di USA ed Europa un livello molto alto di incompetenza, ma noi non crediamo che sia così. Crediamo invece che ci siano ragionamenti ben precisi, crediamo purtroppo che alla base ci sia proprio quella alleanza non tanto segreta tra la Turchia e il Daesh a fermare le azioni contro lo Stato Islamico.
Sul perché di tutto questo ci sarebbe parecchio da discutere e anche parecchio da chiedere ai politicanti europei e americani. Dato per scontato che i politici europei e americani non siano del tutto idioti e che si rendano perfettamente conto della situazione, quale tipo di pressione esercita la Turchia su Europa e Stati Uniti per ottenere il loro tacito assenso? Militare? Economica? Strategica? Quale è l’obbiettivo finale della Turchia? Quello dichiarato è l’abbattimento del regime siriano di Assad, da qui l’appoggio allo Stato Islamico. Ma poi? E’ solo quello?
Senza entrare nel complottismo, noi abbiamo l’impressione che Europa e Stati Uniti sappiano esattamente quello che fanno e che l’atteggiamento permissivo (per usare un eufemismo) verso la Turchia (e lo Stato Islamico) nasconda un accordo ben preciso che in cambio della chiusura totale degli occhi su quello che avviene (o avverrà) in Siria, Iraq e Kurdistan garantisca una certa sicurezza che l’ISIS non si allarghi verso l’Europa. Naturalmente è una ipotesi tutta nostra, non abbiamo certezze di questo, ma al momento ci sembra l’unica ragione plausibile che possa giustificare questo assurdo comportamento dell’occidente che rasenta il criminale. Il problema è che, come dimostra la Libia, se la nostra ipotesi fosse giusta si camminerebbe veramente sul filo del rasoio. Possiamo permetterci di correre il rischio?
Note
[1] Editoriale di Giora Eiland su Ynet
Scritto da Aaron T.
Provo a buttarla li’ e mi scuso se puo’ sembrare la solita cavolata. Se la Turchia vedeva la possibilita’ concreta di entrare in Europa…Le cose sarebbero andate diversamente, riguardo all’ISIS e alla marea di profughi che ci sta mandando, direttamente e indirettamente…Per vendetta? Li Turchi sono dei monellacci…Lo sa anche Mamma.-
Abbiamo capito che la Turchia non ha mai combattuto l’ISIS, ma addirittura ha sempre fatto degli affari con questa organizzazione.
Vediamo che adesso manda liberamente migliaia di profughi in Europa e in questo modo compie un atto di guerra.
E’ inutile fare giri di parole: pilotare un immigrazione di massa verso altri paesi è un atto di guerra.
E allo stesso modo va intesa l’attuale migrazione pilotata da paesi e organizzazioni criminali africane verso l’Italia.
La domanda riguarda a questo punto il perchè in Europa non si reagisce.
Tra l’altro alcuni paesi europei- Francia e Gran Bretagna- hanno preso nel 2011 la decisione di distruggere il regime libico, ben sapendo che questo avrebbe aperto le porte al terrorismo islamico e all’immigrazione incontrollata.
In quegli atti o in questa attuale acquiescenza non si intravede nè un interesse «europeo», ma nemmeno veri e propri interessi nazionali.
Nessuno per esempio è riuscito a spiegare o ha mai avuto voglia di spiegare quali interessi nazionali abbiano spinto Francia e Gran Bretagna a distruggere il regime di Gheddafi.
Del resto nessuno ne vuole mai parlare neanche ora come se si trattasse di acqua passata.
La situazione che in definitiva risulta è che i paesi europei non hanno ancora elaborato una politica europea e neppure politiche basate su interessi nazionali, neanche di fronte a problemi di sicurezza pressanti, che addirittura vengono negati, spacciando come in questo caso la questione immigrazione in termini esclusivamente umanitari.
Per di più sembra che la questione dei migranti possa davvero riguardare solamente il vicino preso d’assalto.
Se c’è un vuoto politico apparente, si può pensare che in realtà ci sia un «pieno politico» in un altrove , dove non si deve e non si vuole far guardare.
La domanda in altri termini è la seguente:
quali sono gli interessi che i governi europei stanno davvero perseguendo con questa recita a soggetto?
Hanno solo paura della guerra, fino a negare quella in corso contro il nostro continente o c’é anche dell’altro?
Io non so cosa ci sia, ma mi sembra di capire cosa non c’è:
nè veri interessi nazionali, nè interessi cosiddetti europei, peraltro piuttosto evanescenti visto che l’ Europa è più che altro una zona di libero scambio a moneta unica e un insieme di norme sbilanciate a favore di certi interessi dominanti, in alcuni casi perfino extraeuropei.
In sostanza , chi governa davvero in Europa -e nei singoli paesi europei – e in funzione di quali interessi?
Non mi sembra una domanda oziosa. Credo che sia invece necessario dare una risposta, se non altro per usare al meglio le poche chances decisionali che ci riservano le scelte elettorali.
io mi permetto di insistere sul peccato originale che nessuno sembra vedere: ONU. A quale titolo i paesi musulmani, i quali NON concordano neppure sul PREAMBOLO dello STATUTO dell’onu, fanno ancora parte dell’onu? Dal momento stesso in cui i paesi musulmani hanno rinnegato la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948 e se ne sono inventata una tutta per loro secondo le regole dicriminatorie, razziste e violente della sharia, i paesi non musulmani avrebbero dovuto fare chiarezza. Ora ci troviamo nella situazione, prevedibilissima , che sono i paesi islamici dell’onu a dettare le regole del gioco con il felice consenso del musulmano obama. Il Califfato mondiale è il sogno e l’obiettivo di ogni musulmano, per questo sostengono l’isis o, almeno, nessuno lo combatte seriamente.
Concordo con Giuliana che la madre di tutti i peccati originali sia nella scelta dell’ ONU di mantenere al suo interno i paesi musulmani, che non riconoscono i diritti umani nella versione ONU e, aggiungerei, europea.
Non dimentichiamoci proprio per questo della posizione «europea».
Così come non dobbiamo tralasciare il fatto che due paesi europei -Francia e Gran Bretagna-
sono membri permanenti del consiglio di sicurezza con poteri di veto.
La situazione quindi non consente di bypassare nell’analisi la politica di questi due paesi e dell’ Unione europea in quanto tale.
La quale sa benissimo che tra i migranti, che ci vengono scaricati addosso, quelli islamici per lo più non si integrano pienamente.
Anzi creano delle comunità chiuse e quindi negative per qualunque società ospitante come è accaduto finora.
Non è vero infatti che la parola «comunità» indichi sempre una realtà auspicabile e legittima in quanto espressione di una solidarietà sociale :
anche la mafia è un sistema sociale con tratti comunitari ed è per questo che non è debellabile con la semplice carcerazione dei capi mafia.
Quanto all’Islam bisogna inoltre chiarire una volta di più che non si tratta solo di una religione.
Anzi non si tratta di una religione nel significato moderno e restrittivo del termine, attinente cioè alla libertà di coscienza individuale, che si legittima nella libertà riconosciuta a tutti.
Si tratta di qualcosa di più ampio e diverso: cioè di norme regolatrici di un sistema sociale con tratti arcaici e perciò alternativo e antagonistico nei nostri confronti.
Quel sistema sociale non prevede le differenziazioni funzionali che caratterizzano il nostro sistema.
Non prevede infatti- come sappiamo- la distinzione laica tra Stato e religione, tra Stato e società civile, tra morale religiosa e morale tout court, tra morale e diritto ecc.
Per questo i paesi islamici non hanno mai accettato la dichiarazione universale dei diritti umani dell’ONU del 1948, presente nella costituzione europea ed italiana.
Tali diritti sono sorti nelle società più evolute e sono funzionali solo al nostro sistema, per delle ragioni che sarebbe lungo elencare:
si tratta del diritto all’ eguaglianza e alla libertà personale , che ingloba anche il diritto al riconoscimento della dignità del proprio modo di autorappresentarsi, inteso come libero modo di esprimersi e presentarsi , quando non si coartano i diritti altrui.
A questo proposito va comunque precisato che perfino l’abbigliamento, quando non è scelto per ragioni funzionali personali o di gusto, ma ha una valenza simbolica identitaria può produrre antagonismo.
Le organizzazioni islamiche presenti in Europa usano strumentalmente questi diritti per espandersi, ma non li riconoscono e li aboliscono di fatto nei territori urbani da loro controllati.
Già il fatto che controllino dei territori come un antistato è di per sè un fenomeno intollerabile.