A Gaza ci deve essere una nuova guerra. A deciderlo questa volta non è Hamas, che forse in questo momento non ha molto interesse a scontrarsi militarmente con Israele ed è molto più interessato a sistemare le proprie questioni interne, ma è Teheran che attraverso il suo proxy a Gaza, la Jihad Islamica, ha portato il livello della tensione a livelli altissimi, livelli che non si vedevano dal 2014.
Per capire quanto la questione sia seria dobbiamo analizzare tre fatti specifici: 1) Israele per la prima volta dal conflitto del 2014 ha schierato batterie di Iron Dome anche nel centro del Paese per il timore che vengano lanciati missili verso l’area centrale di Israele. 2) la Jihad Islamica ha annunciato azioni di ritorsione dopo che alla fine di ottobre l’IDF ha fatto saltare in aria un tunnel del terrore che da Gaza si inoltrava in territorio israeliano uccidendo 11 terroristi tra i quali anche importanti comandanti della Jihad Islamica. 3) La stampa iraniana ha lanciato una vera e propria offensiva mediatica tutta volta a giustificare un eventuale attacco della Jihad Islamica contro Israele. Partendo dal definire l’esplosione del tunnel del terrore “una aggressione israeliana”, arrivano ad affermare che la Jihad Islamica ha il «Diritto di rispondere a qualsiasi aggressione israeliana come la distruzione del tunnel nel quale sono morti 11 martiri della resistenza».
In tutto questo la novità sta nel fatto che, apparentemente, Hamas non sembra ancora interessato a una esclation con Israele. Ha appena consegnato la gestione civile di Gaza alla ANP nel tentativo di risollevare la testa con la copertura internazionale derivata dall’accordo farsa di riconciliazione palestinese, accordo che però piace praticamente a tutti meno che a Israele.
Ma a Teheran serve subito un fronte a Gaza perché ha bisogno che Israele sia impegnato al sud in modo da poter portare avanti con più tranquillità il suo posizionamento in Siria a ridosso del Golan.
La questione viene presa molto sul serio a Gerusalemme che, come detto, ieri ha posizionato batterie di Iron Dome nel centro del Paese e ha lanciato messaggi inequivocabili alla Jihad Islamica avvertendola che qualsiasi attacco a Israele «vedrà una robusta risposta israeliana non solo contro la Jihad Islamica ma anche contro Hamas», una dichiarazione che i terroristi al soldo di Teheran hanno giudicato subito alla stregua di una “dichiarazione di guerra”.
A Gerusalemme si rendono conto perfettamente che oggi un conflitto a Gaza sarebbe funzionale solo e unicamente all’Iran e per questo fanno pressioni anche su Hamas in modo che fermi l’escalation lanciata dalla Jihad Islamica, ma non è facile e il meccanismo messo in moto dagli iraniani sembra inarrestabile. Ormai basta una scintilla per incendiare tutto.